Lo ammetto: avevo
altri piani per il film natalizio di oggi, ma questo disgraziato 2016 ci ha
privati di un sacco di personaggi illustri, tra i quali il grande Gene Wilder,
motivo per cui “Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato” diventa quasi una
scelta obbligata.
Ma, siccome non amo i “Coccodrilli” (sono stoppacciosi, diceva Obelix) per me questo classico con Gene Wilder è una scelta obbligata per il semplice fatto di essere uno di quei titoli che alla fine, finisco a rivedere almeno una volta l’anno fin da quando ero bambino, la sera del 24 Dicembre sempre e soltanto Una poltrona per due, mentre almeno una mattina del periodo natalizio era dedicata a questo film, ah! Pardon, l’ho chiamato classico, ma da queste parti hanno un altro nome!
Penso che lo sappiano anche i muri (di marzapane) che questo film è ispirato al romanzo di Roald Dahl "La fabbrica di cioccolato" (1964), dalla sua abbondante produzione di libri per ragazzi sono stati tratti parecchi film, come “Fantastic Mr. Fox” di Wes Anderson, oppure un altro titolone della mia piccolezza “Chi ha paura delle streghe?” diretto da Nicolas Roeg, basta dire che a breve vedremo anche Steven Spielberg cimentarsi con un racconto di Dahl con il gigante gentile di “The BFG”.
Mel Stuart è
stato il primo a portare sul grande schermo un romanzo di Dahl, una cosa che
non è stata tutta pesche e crema, o cioccolato visto il tema. Per trovare i
fondi per dirigere il film, Stuart mostrò il libro al produttore David L.
Wolper, che gli disse: "Fermo lì, te lo do io il gancio giusto!". Sì, perché il
produttore era in trattative con i tipi della Quaker Oats Company un'azienda di
Chicago che produceva cioccolato, quel vecchio Wolpone di Wolper convinse la
compagnia a produrre il film, anche se non avevano nessuna esperienza in questo
campo, l’idea era quella di cambiare nome in “The Willy Wonka Candy Company”
(nome che ha mantenuto anche se è stata assorbita dalla Nestlé) e d'invadere
il mercato con la tavoletta al cioccolato promozionale battezzata “Wonka Bar”,
la stessa che si vede nel film.
All'inizio sono
tutti felici e contenti, esistono foto di un sorridente Roald Dahl mentre
visita il set del film, peccato che lo scrittore sia saltato su tutte le furie
dopo aver letto la sceneggiatura, colpevole secondo lui di aver spostato troppo
l’attenzione da Charlie a Willy Wonka. La leggenda, confermata dalla figlia di
Dahl, è che lo scrittore si rifiutò per tutta la vita di vedere questo film,
una sera per errore ne vide pochi minuti, durante un passaggio televisivo in
una camera d’albergo e appena realizzò che si trattava proprio del film di Mel
Stuart spense la tv. Uno che conosce il significato della parola rancore il
nostro Roald.
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Il "Product placement" non è certo stato inventato negli ultimi anni. |
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"Quello laggiù invece è il bersaglio con la faccia di Stuart, con cui Roald Dahl si allena". |
La cosa buffa è
che uno ad uno, sono stati presi in considerazione anche i Monty Python, ma
TUTTI i Monty Python, Eric, John, Graham, Michael e i due Terry sono stati
contattati a turno e poi bocciati in gruppo perché considerati non abbastanza
famosi per sostenere un ruolo da protagonisti. Mettiamola così: la storia
avrebbe dimostrato il contrario. E il Pythoniano in me fantastica su ognuno di
quei matti sotto il cappello di Willy Wonka, ci sarebbe stato da ridere!
La chiacchiere
raggiunsero improvvisamente lo zero quando al casting si presentò Gene Wilder,
che non dovette nemmeno aprire bocca, Mel Stuart puntò il dito urlando
“Assunto!” (storia vera).
Ora, io quando
penso a “Willy Wonka & the Chocolate Factory” la prima cosa che mi viene in
mente, ma proprio così di getto, è la capriola che fa Gene Wilder quando entra
in scena. Non sono in condizione di contare il numero di volte in cui ho visto
e rivisto il film durante la mia vita, però mi ricordo benissimo che alla prima
visione, quando vidi il celebre cioccolataio entrare in scena zoppicando, per
poi cadere a terra e rialzarsi con una capriola tra gli applausi, mi restò
indietro il fiato.
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Non so se si è presentato vestito così, magari per qualche colloquio di lavoro si potrebbe tentare. |
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Il momento esatto in cui tutti i Natali, il mio cuore perde un battito. |
Immaginatevi
questo scambio di battute e la risposta finale pronunciate con la faccia da
schiaffi di Wilder e poi ditemi se non ha fatto bene Stuart ad assumerlo senza
nemmeno sentirlo parlare!
L’altro
“trombato” illustre è stato il cantante Sammy Davis Jr. molto interessanto alla
parte del venditore di dolciumi, quello che da il via alla prima canzone del
film, la leggendario “The Candy Man Can” (e adesso so cosa vi canticchierete in
testa per il resto della giornata tiè!), Mel Stuart gli rifilò il due di picche
dicendo che uno famoso come lui, in un ruolo minore, avrebbe distratto troppo
il pubblico dall'atmosfera favolistica del film, e a proposito di gente che se
la lega al dito, Sammy Davis Jr. ha cantato “The Candy Man Can” in un infinità
di suo concerti dal vivo per tutta la sua carriera (storia vera).
Vi devo anche
raccontare la trama? No, sul serio, non avete passato tutti i Natali della vostra
vita a seguire la ricerca del poverissimo Charlie Bucket (Peter Ostrum)
dell’ultimo biglietto d’oro messo in palio dal misterioso Willy Wonka, per
visitare la sua fabbrica e vincere una fornitura a vita di dolci Wonka?
Nonno Joe che lo
accompagna? I quattro odiosi bambini (con gli altrettanto urticanti genitori)
che visitano la fabbrica con lui? Il ciccio Germanico Augustus Gloop,
l’americana “Ciancicante” Violetta Beuregarde, lo yankee teledipendente Mike
Travis e l’inglese Verruca Salt il cui nome riassume anche il livello di
simpatia? Dai, oh, facciamo finta che vi ho raccontato la trama e andiamo
avanti, tanto a Natale lo avete visto anche voi cento volte questo film, non
avete scuse.
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Vedrai poi come sorriderà il tuo dentista. |
Il film fu girato
tutto in Germania, a Monaco per la precisione, da lì arrivavano anche i sei
attori che impersonavano i mitici Umpa Lumpa, oppure Oompa Loompa se preferite
la pronuncia originale, anzi sei uomini e una donna per amore di precisione, tutti
con trucco e parrucco, se per caso avete notato che molti di loro andavano
completamente fuori sincrono con il labiale delle canzoni, è solo perché non
parlavano una sola parola di Inglese (storia vera)
I nanetti
acrobati dai colori impossibili sono solo una delle tante trovate mitiche di
questo film, ho sempre amato le loro entrate in scena estemporanee, sulle note del
ritornello ipnotico “Oompa Loompa Doompa Dee Do" a ripulire la scena dopo
che uno dei visitatori della fabbrica finisce fuori gioco e su questo
lasciatemi l’icona aperta che ripasso.
Non ho un
rapporto facilissimo con i film musicali, mi piace il cinema, mi piace
tantissimo la musica, ma faccio fatica a sopportare molti musical, il problema
principale è che appena mi appassiono alla storia, parte una canzone che mi
ricorda che quello che sto guardando è assolutamente finto e la mia
sospensione dell’incredulità mi guarda dicendo: “Ma perché ti ostini a guardare
i musical?”.
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Oompa Loompa Doompa Dee Do, Sei non fai occhio finisci laggù! |
C’è davvero una
manciata di film musicali che riesco ad apprezzare, quello con i fratelli
Blues, qualcuno con i Muppet e sicuramente “Willy Wonka e la fabbrica di
cioccolato” per una semplice ragione, anzi due: le canzoni sono sufficientemente
mitiche da piacermi e la messa in scena è talmente fittizia, favolistica e folle,
(tre parole in fila con la “F”… Figo!) che il fatto che qualcuno inizi a
cantare, risulta la cosa più normale che possa accadere!
Le musiche
composte da Leslie Bricusse e Anthony Newley mi resteranno incollate addosso
più del caramello sui denti, ad esempio, sarà impossibile non canticchiare “Pure
Imagination” insieme a Gene Wilder, un pezzo talmente famoso che è stato
suonato e reinterpretato davvero da chiunque! Anche se il mio preferito è senza
ombra di dubbio “The Candy Man Can”, nei miei momenti più naif mi torna sempre
in mente, non vi dico che bellino al lavoro, nei momenti peggiori di stress
quando me ne esco con “Chi può farlo? L’uomo delle caramelle!”, ma i miei
colleghi lo sanno che sono un tipo strano.
Ma ancora più
delle canzoni, quello che apprezzo davvero di “Willy Wonka & the Chocolate
Factory” è la sua mattissima atmosfera generale, ad un primo livello di
lettura, è una storiella buonista e conservatrice, con un messaggio
drittissimo: i cattivi vengono puniti e ai buoni succedono cose belle. A ben
guardarlo, invece, è il film che meglio riesce ad incarnare la natura delle
favole dei fratelli Grimm, quelle piene di bambini divorati o abbandonati nei
boschi a morire.
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Una generazione cresciuta a caramelline colorate, che detta così suona male... |
Sì, perché se pur
immerso in un'atmosfera colorata ai limite (e ben oltre) il kitsch più estremo,
questo film è una favola con tocchi di pura psichedelia, se non addirittura
horror, il Willy Wonka di Gene Wilder è talmente fuori di melone che sembra
fuggito dal manicomio di “Alice nel paese delle meraviglie” per diventare un'autorità nel campo dei dolciumi, Wilder, con lo sguardo allucinato, è capace di
rispondere alle domande dei bambini con delle trovate nonsense spiazzanti e
spassose, ma il mio momento preferito è il giro in battello nel tunnel.
In un attimo Willy
Wonka passa dall'essere un eccentrico signore ad un pazzoide che predica frasi
da fine del mondo, mentre sullo sfondo scorrono immagini davvero al limite
dell’horror: galline con la capoccia mozzata ed altre cosette del genere. Ogni
volta che vedo quella scena capisco quanto il buonismo si sia divorato il
cinema moderno, ma anche che tra questo film e la Alice della Disney (quella
vera, quella del 1951), laggiù nel Bosco di Holly ai tempi andavano forti
francobolli, cartoni, cartonicini e pilloline di vari colori.
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"Siete sull'ascensore per l'inferno di cioccolato, in discesa!". |
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Neuroni sacrificati sull'altare della psichedelia. |
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"Potete mangiare tutto quello che vedete, vi consiglio il funghetto". |
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Che poi parliamoci chiaro, non è tutta 'sta gran perdita eh. |
Marilyn Manson ha
campionato dialoghi del film inserendoli nel suo primo disco “Smells Like Children”
del 1995 e il video della sua canzone “Dope Hat” è ispirato al giro nel tunnel
di questo film, giusto per ribadire il concetto di quanto quella scena sia
degna dell’etichetta di horror. Sono certo che se siete fan dei Simpson,
ricordate la versione della famiglia di Springfield di “The Candy Man Can”, in
quello che ancora oggi è uno dei miei episodi preferiti di quella serie (9x22 -
Trash of the Titans).
Devo citare una
certa immagine di un satirico Gene Wilder con il costume da Willy Wonka? Sono
certo di no, se mi state leggendo vuol dire che siete connessi ad Internet e
quel meme (anche se non è il nome più corretto) è una delle immagini (non
porno) più popolari in rete.
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"Quindi vedrai il mio film per Natale eh? che cosa originale". |
Ora mi faccio un
sorso di questa ottima bevanda e me ne svolazzo via, la Bara Volante sarà in modalità vacanziera per qualche giorno, si rivediamo con il solito ritmo verso il 7 o il 9 di Gennaio, insomma giù di là, o su di là, dipende da che punto state guardando il calendario.
In ogni caso qualche post estemporaneo arriverà anche nei prossimi giorni, non vi liberate di me così facilmente, voi intanto fate i bravi, ricordatevi di Augustus e Veruca Salt, ma soprattutto, tantissimi auguri di buon Natale e di buone feste a tutti quanti voi!
In ogni caso qualche post estemporaneo arriverà anche nei prossimi giorni, non vi liberate di me così facilmente, voi intanto fate i bravi, ricordatevi di Augustus e Veruca Salt, ma soprattutto, tantissimi auguri di buon Natale e di buone feste a tutti quanti voi!
The Candy Man, oh the Candy Man can…
Degli Oompa Loompa, i precursori dei Minions, avrei anche volentieri fatto a meno. :)
RispondiEliminaPer il resto comunque film storico!
I Minions sono dei piantagrane, gli Oompa Loompa invece sono manovalanza sfruttata e quasi di sicuro sottopagata ;-) Mi sembrava il film giusto per la vigilia. Cheers!
EliminaNon posso non sconvolgerti l'infanzia tenendoti all'oscuro del fatto che un tempo le canzoni di questo film erano tutte doppiate in italiano https://doppiaggiitalioti.wordpress.com/2015/02/04/doppiaggi-perduti-willy-wonka-1971/
RispondiEliminaEcco, vedi si impara sempre qualcosa? Non la sapevo questa, anzi, vedo a leggermi il tuo pezzo! ;-) Cheers
EliminaBellissimo film, visivamente spettacolare ed emozionante nonché divertente, un pezzo della mia infanzia, soprattutto gli Oompa Loompa erano fantastici ;)
RispondiEliminaCi sono quei film che almeno una volta hanno davvero visto tutti, tipo questo qui ad esempio ;-) Cheers!
EliminaNon sono un fan del film né della sua iconografia, ma due cose sono sicure: adoro il cioccolato e le tue recensioni :-D
RispondiEliminaScherzi a parte, davvero vorrei avere il parere di qualche sindacalista sugli Oompa Loompa!
So che non sei un fan di Gene Wilder, quindi apprezzo che almeno la recensione ti sia piaciuta ;-) Sono anni che spero in un intervento sindacale, per il trattamento lavorativo, e anche perché quella vernice che usano sulla pelle secondo me è tossica! ;-) Cheers
EliminaMa lo sai che l'ho rivalutato solo anni fa. Da ragazzino non lo sopportavo, mentre gli altri miei fratelli impazzivano dinanzi il VHS.
RispondiEliminaBasta vedere il remake per rivalutarlo subito ;-) Scherzi a parte, è un film così, ci si fa pace con il tempo. Cheers!
EliminaGene un meraviglioso istrione che ha formato con Pryor il duo della mia infanzia per quel che riguarda le commedie made in USA!
RispondiEliminaVero, la mia preferita con loro due protagonisti era "Non guardarmi non ti sento", uno spasso ;-) Cheers
EliminaBellissima! Come anche Wagons lits con omicidi e Non dirmelo... Non ci credo! Ma anche persi singolarmente come non citare i capolavori Frankenstein Junior e La Signora in Rosso per Wilder e Un Folle trasloco per Pryor!
EliminaFrankestein junior un giorno dovró decidermi a commentarlo come si deve ;-) Cheers
EliminaUno dei picchi massimo della commedia e probabilmente la miglior parodia della storia del cinema.
EliminaComunque ne approfitto pure io per augurarti buone feste!
Auguri di buone feste! ;-) Cheers
EliminaIo lo amavo e lo preferisco ancora adesso al remake.
RispondiEliminaNe approfitto per farti i migliori auguri per queste feste. ;-)
Il remake pecca di buonismo a differenza di questo film. Ricambio, tantissimo auguri a te e alla tua famiglia! Buona Natale e buona feste! ;-) Cheers
EliminaIo credo di essere l'unica persona al mondo a cui piacciono sia questa versione che quella di Tim Burton. Anche se ammetto che quest'ultima è forse troppo commerciale e patinata (un po' come tutti gli ultimi film di Burton): probabilmente se l'avesse fatto dieci anni prima e con un budget dimezzato sarebbe venuto fuori un piccolo capolavoro.
RispondiEliminaAl remake fa difetto il coraggio che l'originale aveva, Burton ha inserito la scena in cui si vedono i bambini cattivi uscire dalla fabbrica, acciaccati ma vivi. Però dici bene, se lo avesse fatto prima con meno soldi, sarebbe stato decisamente migliore. Del remake ho apprezzato le musiche di Danny Elfman, non era facile rifare le musiche di un film così famoso. Cheers!
EliminaMotivi per cui questo film è superiore al pur discreto film di Burton:
RispondiElimina-l'atmosfera straniante dei film degli anni 70. E' qualcosa che noto in tutte le produzioni del periodo, a parte Star Wars: c'è un'aria indefinibile, sospesa tra satira pungente, amarezza e una strana vena surreale, come è possibile vedere anche da Terrore dallo spazio profondo, oppure in Conquest of the Planet of the Apes. Il film di Burton si inserisce nella solita aria sognante e fiabesca, cui ci ha abituato...cosa che, secondo me, non calza con la velata ironia pungente della storia;
-Charlie Bucket non è sicuramente un personaggio che ti rimanga impresso, ma la versione degli anni 70 comunica qualcosa in più rispetto a quella del 2005, in virtù, penso, della scena della prova cui lo sottopone Wonka, scena che rappresenta la tentazione, il pericolo di cedere all'avidità e dove l'elemento risolutore è proprio l'onestà di Charlie. Logico che si parteggerebbe per l'azione decisa del nonno (e fra parentesi, credo che Wonka avrebbe rivelato comunque la natura del test), però l'importante è proprio quella scelta, che rappresenta un topos delle fiabe;
-sebbene quello di Depp sia un Wonka simpatico, che ha anche un retroscena carino (ed è sempre un piacere vedere su schermo il "buon" Lee), il Wonka di Wilder lo batte 100 a 1, k.o. tecnico al primo round. Questo Wonka è lisergico, non capisci mai se ci è o ci fa (probabilmente, nessuna delle due), manifesta atteggiamenti che non sai se definire invadenti oppure affabili...tira le fila del destino, ma al contempo si getta a capofitto nell'ignoto (intendo, nuovamente, la scena della prova finale). Ha delle battute memorabili (come si coltiva la fantasia? Col cuore...o con la mente?) ed è affascinante proprio per la sua natura fortemente ambigua;
-il fatto che il destino dei ragazzini e dei loro genitori non venga chiarito (signor Wonka! Cos'è successo agli altri bambini? -Oh, sono certo che stanno tutti bene...potrebbero persino divenuti un po' più saggi) getta una luce maliziosa e cinica sull'intero tour alla fabbrica, cosa che nel remake di Burton è completamente castrata in favore del lieto fine completo...lieto fine che poi non è tale, dato che si vede benissimo come i ragazzini eliminati non siano per nulla maturati..le parole del vecchio Wonka lasciavano invece intravedere una lezione che chiunque poteva apprendere, e in effetti risultava persino più speranzosa, sotto un certo punto di vista.
Ottimo confronto, mi trovi molto d'accordo ;-) Cheers
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