Fin dalle
primissime immagini promozionali con un Ed Harris nero vestito, ho espresso il
mio interesse per la serie tv “Westworld”, con inutile sottotitolo italiano,
“Dove tutto è possibile”. Per una semplice ragione: il film originale da cui è
stata tratta è un capolavoro gigante di cui non si parla mai abbastanza.
Westworld, 1973,
da noi Il mondo dei Robot, mi sono
già lanciato in odi sperticate per questo film, non mi stancherò mai di
ripetermi e di consigliare la pellicola scritta e diretta da Michael Crichton,
non solo perché è una delle migliori interpretazioni di quel mito di Yul
Brynner (vestito come ne I Magnifci Sette),
ma anche perchè è stato l’incudine su cui sono stati forgiati parecchi
capolavori cinematografici, per fare due titoli: Jurassic Park e Terminator.
Scusate se è poco.
Di base un film
che amo molto, un cast di tutto rispetto con Ed Harris e Anthony Hopkins, se
fossi allenato alla parlata moderna parlerei di Hype, sull'altro piatto della
bilancia, l’HBO, canale in crisi economica, malgrado i successi di Giocotrono (pensiamo a “Vynil”,
cancellata malamente e senza pietà), come showrunner Lisa Joy e Jonathan Nolan
(fratello di Christopher) e come produttore esecutivo… Ancora tu (ma non
dovevano non rivederci più), il maledetto GIEI GIEI “Occhiolino” Abrams, l’uomo
che ha risvegliato la Forza, ma anche
la mia carogna.
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"Pensi che gli passerà la delusione?" , "Chi a Cassidy? Non scherzare, si è appena ripreso con Rogue One". |
Lo dico subito:
ho dei problemi personali con Christopher Nolan, lo ritengo un ottimo regista, di
cui il mondo sembra sempre pronto a parlarne in termini sempre e solo super
entusiastici che condivido in parte, ma fino ad un certo punto. Personalmente
credo che finché si tiene lontano dai supereroi, sia anche meritevole delle
lodi, non mi fate aprire il vaso di Pandora dell’uomo Pipistrello, però, ho già
tante cose da dire su “Westworld” senza andare fuori tema come mio solito.
Metà delle lodi
di Chris Nolan, andrebbero divise con il fratello Jonathan, se escludiamo i
MACCOSA di “Interstellar” (a proposito di cose sopravvalutate), il ragazzo ha
scritto “Memento” e “The Prestige”, due film che mi piacciono, non
necessariamente poco, entrambi basati su una storia semplice che ad una prima
occhiata risulta complessa, sfruttando i cambi di punto di vista, un argomento
che torna di moda anche per “Westworld”.
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La vecchia scusa "Viene a casa mia a vedere la mia collezione di revolver", funziona sempre. |
Questa serie
riprende dal film di Crichton l’idea del parco di divertimenti, dove i ricconi
possono andare a passare del tempo a giocare ai pistoleri del west, uccidendo e
trombandosi chi vogliono, tanto il parco è popolato solo da avanzatissimi
robot, impossibili da distinguere dagli umani, se non per il fatto che non
possano nuocere loro, come Isaac Asimov insegna. Degli avanzatissimi
animatronici pronti a morire ripetutamente, ricominciando ogni giorno da capo
alla riapertura del parco, dopo un giro dai tecnici addetti alle riparazioni.
Il vero John
Hammond di questa meraviglia tecnologica è il Dott. Robert Ford (Anthony
Hopkins) che insieme allo scomparso (e misterioso) socio Arnold, gestisce il
parco da anni. Al pari del film, i nuovi ospiti si chiamano William (Jimmi
Simpson, visto in Hap e Leonard, ma
anche in House of Cards) e Logan (Ben
Barnes), il secondo è un riccone figlio di un capo d’industria che porta il
nuovo cognatino a sciogliersi un po’ tra le attrazioni di Westworld, il biondo
prenderà una sbandata per Dolores (Evan Rachel Wood, veramente azzeccata per la
parte della algida ginoide), ufficialmente damigella in pericolo del parco, di
fatto, uno dei robot con più ore di servizio e numero di trame ripetute
all'infinito.
Tra umani e
Robot, la serie ha un cast di tutto rispetto, lasciatemi citare ancora il capo
ingegnere addetto all'aggiornamento dei Robot, Bernard Lowe (Jeffrey Wright
sempre intenso) e un misterioso pistolero vestito di nero, Ed Harris, che si
mangia lo schermo ogni volta che entra in scena, normalità per
l’attore.
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Qualunque cosa farete nella vostra vita, non sarei mai fighi come Ed Harris. |
I guai cominciano
quando Lowe inserisce nell'aggiornamento del software delle attrazioni, delle “rêverie”
delle “ricordanze” che dovrebbero rendere la macchine più umane nei gesti e
che come effetto colalterale permettono ai modelli aggiornati di avere dei
rimasugli di memoria delle loro “vite” passate, avete presente, no? Il granello
di sabbia che blocca gli ingranaggi, le dinosaure femmine che trovano il modo
di riprodursi, siamo sempre lì, Ian Malcolm non sbaglia mai.
Capisco bene il
punto di vista di Lucius Etruscus, di fatto “Westworld” prende una storia
semplice: parco pieno di Robot che impazziscono e umani inseguiti da un
pistolero intenzionato a terminarli e pasticcia l’assunto iniziale, togliendo
l’azione e la tensione originale, sostituendola con attese lunghe e mistero. Per questo, ribadisco ancora una
volta, che tutti dovrebbero vedere il film originale di Michael Crichton, anche solo per gustarsi le differenze
d'intenti e di tono, perché Jonathan Nolan e Lisa Joy qui avevano dei piani
diversi: partire dall'assunto iniziale per raccontare una storia che, di
fatto, è molto vicina a “The Prestige” o “Memento”.
Basta dire che in
questa versione del parco mancano gli altri mondi offerti dalla
multinazionale Delos al pubblico, ovvero quello medioevale e quello dell’antica
Roma, anche se nell'ultimo episodio della stagione, s'intravede qualcosa che
spero verrà sfruttato nella stagione numero due, in programma per il 2018.
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Aspettando il 2018, voi recuperare il film originale, mi ringrazierete dopo. |
Malgrado il nome,
“Westworld” non è un vero western, non ha gli uomini, le donne e i temi del
genere cinematografico per eccellenza, ne ha, però, l’estetica, quella sì. Di
fatto, è come i robot di questa serie: è una storia strana mimetizzata sotto un
cappello a tesa larga. Inoltre, guardando la serie è impossibile non capire come
mai HBO abbia scelto proprio questa storia per provare a rilanciarsi con una serie
di successo, un’altra occasione per seguire il loro collaudato adagio che ha
fatto le fortune de “Il trono di Spade”: "Ma mettici due culi!".
I robot in
riparazione sono senza vestiti, in alcuni momenti non riuscivo a non ridere
pensando all'emozione di qualche attore, pronto a realizzare il sogno della
vita e a recitare finalmente una scena insieme al grande Anthony Hopkins, un
minuto prima del ciak: “Ok, il signor Hopkins è pronto a girare la scena, togliti
le mutande che tocca a te!”.
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Piccoli dettagli che ti fanno capire che questa è una serie HBO. |
Bisogna anche
dire che, scene di nudo a parte, “Westworld” si vede che è studiata per piacere
al grande pubblico. Ora io non vorrei fare quello che batte sempre sullo stesso
tasto, però ci sono troppi momenti che mi ricordano “LOST” e siccome sono tra
quelli che è rimasto scottato dal (non) finale di quella serie, non riesco a
non puntare nuovamente il dito contro il mio grande amico GIEI GIEI Abrams.
Quasi tutti gli
episodi iniziano con il primo piano su un personaggio che si risveglia, un po’
come succedeva con i primissimi piani sugli occhi dei dispersi dell’isola della
famosa serie, inoltre, se gli isolani erano tutti alla ricerca del famigerato
Jacob, qui si passa il tempo prima a parlare del misterioso Arnold e poi dell’altrettanto
misterioso Wyatt, ci sono fin troppi momenti in cui si nota l’impostazione del
produttore esecutivo di questa serie che, a differenza di che so,
22/11/’63, qui è stato molto più “esecutivo”
del solito.
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Dovevo fiutare puzza di bruciato, quando ho visto Rodrigo Santoro nel cast. |
Ho sentito
criticare l’estrema lentezza degli episodi, posso capire la critica, ma dopo
sette stagioni dei
Camminamorti,
ormai il mio concetto di “Non succede niente” in una serie tv è stato
ridimensionato completamente. Indubbiamente, “Westworld” è una serie
curatissima che può contare su registi ospiti di tutto rispetto, basta dire
che ci sono due episodi diretti da Vincenzo Natali e uno dal grande Neil
Marshall, ormai entrambi
specializzati in serie tv. Ma c’è anche un episodio scritto dal fumettista Ed Brubaker,
quindi, non si può dire che HBO non abbia aperto il portafoglio per realizzare
questa serie. Inoltre, mi sono divertito a riconoscere le canzoni moderne
(Radiohead e Soundgarden) suonate dal piano forte del locale di Maeve.
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"Sono i Radiohead questi?" , "Non saprei, io ascolto solo le Variazioni Goldberg". |
A proposito del
personaggio interpretato da Thandie Newton (attrice vista in mille mila film,
che qui riassume il concetto di prima di “togliti le mutande”), forse ho
trovato un minimo forzato il fatto che ogni giorno finisca in riparazione
sempre dagli stessi due tecnici, Felix e Sylvester, anche questo rientra nel
disegno della serie che, come stagione unica, tutto sommato funziona, ma come
dicevo l’impostazione HBO si nota, non voglio fare anticipazioni sulla trama,
ma almeno un grosso colpo di scena, me lo sono auto bruciato, semplicemente
ricordandomi le abitudini di questo network, vi dico solo questo: ricordatevi
di Sean Bean. Basta, non aggiungo altro!
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"Dopo, fegato con contorno di fave per tutti!" |
Quello che ho apprezzato
di “Westworld” è che risulta un lungo film di dieci ore, coerente con gli altri
lavori di Jonathan Nolan, che qui dirige anche il primo e l’ultimo episodio,
ormai uno specialista in storie strane che, al netto di qualche colpo di scena
anche intuibile, riesce comunque a piazzarne qualcuno (quello sull'identità del
personaggio di Ed Harris) riuscito, una mossa degna di “The Prestige”: ti
distraggo guardando la mano destra, in modo che tu non veda cosa fa la
sinistra, o viceversa se siete mancini.
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"Tesoro, ti hanno costruita uguale a Lady Gaga, fatti un giro in riparazione". |
Ci sono alcuni
dettagli buttati nel mucchio per creare iconografia (la mosca è la stessa di
Walter White? Secondo me sì) e altre idee molto valide, sono soltanto
accennate e mai davvero sfruttate, come la mente bicamerale, o la stessa rêverie,
pescando dalla psicologia si sarebbe potuto fare di più, ma non credo fosse l’interesse
della HBO che, sicuramente, preferisce restare il più nazional popolare
possibile pur di guadagnare pubblico, basta dire che nel finale si preferisce
strizzare l’occhio all'altro grande parco creato da Michael Crichton, quando si
parla dei precedenti abitanti del pianeta, di cui è rimasto solo polvere ed
ambra, chissà di
cosa staranno parlando…
Nel finale, poi,
sempre senza rivelare troppo sulla trama, non so, mi è sembrato di vedere quasi
un antefatto di “Blade Runner” più che Il mondo dei Robot, un gruppo di “Sintetici”
("Preferisco il termine persona artificiale, io." Cit.) in rivolta,
non so, sarà che anche qui c’è una tizia con un serpente, interpretata dall’attrice
Ingrid Bolsø Berdal, ma in certi momenti ho seriamente pensato di veder
spuntare anche Roy Batty.
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Poi chiedetevi perché continuavo a pensare a "Blade Runner". |
Detto questo, al
netto di qualche momento paraculo (e di parecchi culi), “Westworld” mi è
sembrata un'interpretazione personale di un vecchio classico, Jonathan Nolan
ha deciso di “suonare” la sua versione, in maniera coerente con il suo
stile, chissà che non ci prenda gusto e magari decida di dirigere qualche
film, con un’ora e mezza o due a disposizione, potrebbe limare certe lungaggini
e continuare a raccontarci quelle “storie strane” che gli vengono piuttosto
bene. Non so se la seconda stagione di “Westworld” si confermerà a questo
livello, male che vada Johnny potrebbe riciclarsi al cinema, corre il rischio
di starmi più simpatico di suo fratello.
A me quello che più mi ha sorpreso è stata la qualità, davvero extra lusso, comunque non hai menzionato ai mannequin challenge, io ancora non ho capito chi l'abbia inventato, questa serie forse? ;)
RispondiEliminal'HBO come John Hammond, non ha davvero badato a spese ;-) Non ho idea di li abbia inventati, come tutte le mode è difficile scovarne la paternità, anche se la mosca fastidiosa è un gran elemento di fastidio ;-) Cheers!
EliminaTi ringrazio per la doppia citazione - al blog e al mio saggio sulle ginoidi, che a stretto giro dovrò aggiornare - e sono felicissimo di trovare ancora chi analizza e giudica liberamente senza limitarsi a ripetere gli slogan della campagna pubblicitaria :-P
RispondiEliminaPurtroppo la HBO ha speso tanti soldi, anche nella pubblicità, e secondo me è stato tutto a detrimento della storia: Nolan doveva scrivere una serie patinata e piena di furberie, quindi era come un robot in mano ai programmatori...
Ovviamente il campione morale è Ed Harris, che vince anche quando non è in scena :-D
Figurati doverese citazioni, e ti ringrazio, cerco sempre di valutare i pro e i contro.
EliminaSarebbe bello se Nolan uscisse dall’ombra di suo fratello, e in questo caso da quella della HBO, bisogna anche dire che se non avesse quel cognome, difficilmente potrebbe contare su questi budget. Oh! Io sono di parte, Ed Harris è uno dei miei attori preferiti di sempre, ma non è colpa mia se si mangia lo schermo ogni volta che compare ;-) Cheers
Stranamente non mi era venuto in mente Wild Wild West, mi stupisco di me stesso... :)
RispondiEliminaAnche a me ha ricordato in vari punti Lost, oltre a vari films & altre serie, ed è anche per questo che non ho capito bene perché in molti abbiano parlato di serie rivoluzionaria o di qualcosa di mai visto prima.
Insomma, come da te bene evidenziato è una serie paraculo il giusto per piacere, a tratti pure parecchio, però siamo lontani dal capolavoro.
Anche tu hai subito lo stesso trauma di quel film, per fortuna lo hai rimosso, quindi scusami per avertelo ricordato ;-) Mi è sembrato un buon modo per rimaneggiare un classico, anche se è troppo studiata a tavolino, e si vede, oh se si vede. Cheers!
EliminaIn linea di massima concordiamo. Una serie decisamente troppo pompata, ma che sin dal primo episodio ho fatto molta fatica a digerire. Alla fine è risultata buona, ma il capolavoro lo vede con il binocolo...
RispondiEliminaAmen, sul fatto che sia considerata lenta non so, verso metà cala ritmo e si riprende dopo un colpo di scena, ma in generale procede con lo stesso passo, troppo pompata quello di sicuro. Cheers!
EliminaMi aspettavo tanto, forse troppo, da questo "rifacimento". Tanto che già al pilot mi era chiaro che qualcosa non funzionasse a dovere. E non ho nulla contro la lentezza o la stranezza nolaniane, però sì, qui c'è qualcosa che non funziona. Il guaio è che Westworld mi ha fatta sentire così in colpa per cose che non ho mai fatto né pensato di fare, che ancora oggi non ho la forza di analizzarla.
RispondiElimina(Io comunque sceglierei l'Antica Roma). :-)
Per altro devo ancora passare dalle tue parti a leggere il tuo pezzo, l'antica Roma è un ottima scelta, il mondo comodo dove fanno tutto da sdraiati compreso mangiare, anche se permettimi di dubitare, tu sceglieresti il parco Giurassico ;-) Cheers
EliminaConcordo su tutto Cassidu! Piuttosto ti consiglio di recuperare due horror con la Ingrid Bolso, "Fritt Vilt", che sono eccezionali.
RispondiEliminaGracias! Doppiamente grazie per il consiglio, vado a cercarmeli ;-) Cheers!
Eliminabuonasera.
RispondiEliminapremetto che anche io non sopporto quel furbastro di gei gei abrams (ho ribattezzato l'episodio VII in "Star Worse: The Farce Awakens o qualcosa del genere...)
il fatto è anche che, forse, con tutti i soldi che gli americani spendono per le serie tv, le stagioni devono essere necessariamente dilatate altrimenti non rientrano dei costi e prodotti come questo rischiano sempre di essere né carne né pesce: non dozzinali ma neppure "autoritari" come forse i produttori probabilmente si aspettavano.
a me WW è piaciuta abbastanza, certo che i diversi piani temporali che mandano in visibilio i nerd e le ellissi continue, soprattutto quelle di Dolores, alla fine mi sono sembrate un po' pasticciate e mi sono parse più "famolo strano" che "sceneggiatura raffinata e articolata", ma tant'è...
trovo però che nonostante i tempi televisivi (e commerciali) e quindi la necessità di giungere a un risultato (soprattutto economico), la presa di coscienza delle "persone artificiali" è sviluppata per gradi e a meno di voler far le pulci a tutti i costi, per un pubblico generalista (e generalizzato) va più che bene: la stessa ripetizione della scena della rapina/massacro alla fine non fa che aumentare il senso di disagio e costrizione che si vive all'interno del parco (tra l'altro immagino che abbiano girato la scena una volta sola con più macchine da presa e poi in fase di montaggio ne abbiano più "versioni", giusto per risparmiare qualche spicciolo, così come la scena con i samurai che si prendono a colpi di katana è il colpo di genio (o la furbata) del regista, o lo sceneggiatore, che con dieci comparse in croce ti fa immaginare sviluppi futuri che magari neanche ci saranno, ma ampliano il panorama e le possibilità del prodotto).
detto questo forse si poteva far meglio, ma comunque io credo che gran parte del pubblico che è riuscito a seguirla, forse meno di quanto si pensassero in HBO, aspetterà con moderata ansia la seconda stagione.
concordo che Ed Harris riempiva lo schermo, anche in campo lungo.
cosa aggiungere? che forse per quanto ci provino, rimangono tutti un gradino sotto Battlestar Galactica...
spero di non avervi annoiati,
ciao, pietro
ps: bello il blog, complimenti.
Ciao Pietro e benvenuto sulla Bara Volante! Braccia aperte a tutti i fan bel furbissimo GIEI GIEI ;-)
EliminaLe ellissi forse non funzionavano tutte in maniera cartesiana, ad esempio ad un certo punto non mi tornava il fatto che Ted fosse nuovamente in scena, però è anche un po’ il marchio di fabbrica di Nolan.
Anche secondo me la scena del massacro quotidiano in stile “Il giorno della Marmotta” è stata girata tutta insieme, aggiungendo di volta in volta le scene necessarie, i Samurai potrebbero essere l’ennesima furbata, perché la HBO ha puntato molto sulla serie, ma non so se si aspettava questa risposta di pubblico.
Il fatto che la stagione 2 arriverà solo nel 2018 mi fa riflettere in questa direzione, vedremo se avevano davvero un piano, io temo che si inventeranno una trama in fretta e furia per accontentare il pubblico.
Ecco, “Battlestar Galactica” è una di quelle serie che vorrei recuperare, ne ho sempre sentito parlare molto bene, per altro è già nella mia lista di cose da vedere su Netflix, purtroppo da troppo tempo. Grazie e torna pure quando vuoi! ;-) Cheers
Ancora devo vederla, ma è in lista. Poi io coi Nolan vado d'accordo...
RispondiEliminaQuesto a seconda dei punti di vista può esser il Nolan giusto o quello sbagliato ;-) Cheers
EliminaHo potuto recuperare la prima stagione qualche mese fa, e mi sono fermato alla prima.
RispondiEliminaLa premessa era parecchio intrigante: Chricton ci è sempre andato a nozze e a luna di miele, con le storie dove la tecnologia (o i frutti di essa) si ribellano all'uomo, che ne fa un uso tracotante.
Qui tanto più il gioco era "facile" perché non c'è mostro che ossessioni di più l'uomo che i robot, in ogni loro forma.
L'idea del parco divertimenti ("possiamo prevedere giornate a prezzi...ehm, popolari") in cui i clienti possono fare di tutto ai residenti gettava sul banco premesse davvero succose: cosa succede quando una persona è libera dai freni inibitori? Quali solo le politiche di un'azienda simile? Cosa si instaura nel rapporto fra i residenti, in grado di provare emozioni (errore madornale, per citare i tuoi articoli, Cassidy), e coloro che li riparano?
Ok...queste premesse vengono gestite, secondo me, malissimo: innanzitutto, Dolores ricade -purtroppo- nel cliché del robot che, pur messo davanti ad una scelta, uccide indiscriminatamente, e questo è un peccato perché in lei avevo sperato di vedere il lato più "pietoso" di quel Roy Batty che accarezza una colomba prima di spegnersi.
Maeve...lei è la vera spina nel fianco della serie: a me stava bene che, ad ogni risveglio, possedesse dei frammenti di memoria, un bug del sistema che si rivelava poi fatale ("Piantala! Maledizione! Che stronzi questi programmatori!") e che le permetteva di architettare un piano di fuga.
Il problema è che il modo in cui è stata gestita la caduta del parco è assurda: Maeve tiene in pugno due riparatori di quart'ordine, ricattandoli senza che vi sia una ragione valida per cui loro debbano temerla (cioè, sul serio nessuno dei riparatori in tutti quegli anni si è mai divertito con uno dei robot? e comunque, anche se fosse, parliamo pur sempre di quelli che, agli occhi dei personaggi di quel luogo, sono comunque pezzi di ferraglia e silicone)? E ottenendo un miglioramento? Cioè...qui si va nel campo della supercazzola.
Avrebbe potuto esser gestita in maniera molto più elegante: Maeve si risvegliava ad ogni morte. Dapprima i tecnici pensavano di aver risolto la questione, ma al terzo-quarto risveglio, Maeve fingeva di esser "guarita", tramortiva uno dei tecnici, si camuffava da uno di loro e sgattaiolava fino ai computer, ove scopriva la verità. Ecco, qui mi andava bene che poi usasse qualcuno dei robot per sequestrare un tecnico (o uno dei pezzi grossi) e quindi usasse gli altri residenti come esercito.
Poi...francamente è un po' che non lo guardo, quindi la storia del rapporto fra dolores e il cliente nero-vestito non la ricordo esattamente, ma anche da quella trama sono rimasto deluso a dir poco.
Ti ringrazio per la dettagliata analisi, non potrei essere più d'accordo di così ;-) Cheers
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