mercoledì 28 settembre 2016

Roadies - Stagione 1: We all walk the long road (Grazie Mr. Cameron)


Potrei farvi un lungo giro di parole, ma la verità è molto semplice: io voglio bene a Cameron Crowe.
Lo considero il regista di Hollywood con i migliori gusti musicali al mondo, uno dall’ottimismo strabordante, che di se stesso è arrivato a commentare “amo scrivere di quello che ci può essere di ottimista in un mondo spesso crudele”, come può essere il mondo della musica che Crowe conosce molto bene, dopo aver passato anni a scrivere per Rolling Stones, celebri i sei mesi passati con David Bowie, prima di scrivere un pezzo su di lui nel 1975.


Fratello Cameron il mio cuore è con te!
Questo amore per la musica Crowe lo ha sempre riversato nei suoi film, “Almoust Famous” (2000) era proprio la storia di un giovane giornalista sulle piste della band Rock degli Stillwater. Ma il film per cui ho deciso che vorrò sempre bene al vecchio Cameron è senza ombra di dubbio “Singles - L'amore è un gioco” (1992), geniale commedia ambientata nella Seattle dei primi anni ’90, ovvero nel pieno del Grunge, infatti tutti i maggiori esponenti delle band di quella zona comparivano in un film, in particolare i miei preferiti, i Pearl Jam nei panni dei “Citizen Dick” che, per altro, è una specie di tormentone dei film di Crowe.

Trova l'intruso, indizio: è Matt Dillon!
Sempre per restare in tema, Cameron Crowe ha anche diretto il bellissimo documentario “Pearl Jam Twenty” (2011) sulla carriera del gruppo, ancora oggi uno dei più sentiti e riusciti omaggi alla scena Grunge. Malgrado il fatto che diriga quasi sempre commedie romantiche, genere che per me è affascinante come la sabbia negli occhi, Crowe sa sempre come comprarmi, in “Vanilla Sky” (2001) fa fare il più bel monologo dei Beatles di sempre a Kurt Russell, in “Elizabethtown” (2005) dà fuoco a tutti (letteralmente) con “Freebird” dei Lynyrd Skynyrd, persino in roba come “La mia vita è uno zoo” (2011) ficca Matt Damon dentro la maglietta di “Backspacer” (uguale a quella che ho io, per altro) e rende Rossella Di Giovanni la fidanzatina d’America. Quest’uomo trova sempre il modo di comprarmi portando a casa il risultato.


Cameron broccola dirige la Gugino (chiamatelo scemo).
Il suo nuovo successo è la serie tv “Roadies”, nella quale tutto l’amore per la musica di Crowe viene fuori, ancora una volta. Un lungo film, diviso in dieci episodi quasi tutti scritti e diretti da Cameron, tanto che appena viene a mancare (come nell’episodio 1x05) si nota subito la sua assenza. La storia è quella della band immaginaria Staton-House Band e delle (dis) avventure del gruppo di roadies che di puntata in puntata, preparano il palco, accordano gli strumenti, intercettano groupie moleste e assecondano tutte le richieste del gruppo, anche le più matte, come far sparire le “ditate” dal pianoforte.

I principali protagonisti sono Bill (Luke Wilson, che finalmente potrò ricordare per qualcosa e non solo per il suo essere, il fratello di), tour manager del gruppo in piena crisi di mezza età e Shelly (la sempre guardabile Carla Gugino) che cerca di gestire il suo matrimonio a distanza con Sean. 


"Ti hanno mai detto che somigli a quello della pubblicità del Crodino?".
Come fa Cameron Crowe a presentarci questa banda di matti? Con un espediente molto semplice: ci mostra tutto dal punto di vista della nuova arrivata Kelly Ann (Imogen Poots, che dopo Green Room manda a segno il secondo titolo musicale giusto in carriera, brava ragazza), aspirante regista ed ideale alter ego di Crowe, pronta a lasciare la vita da roadies per unirsi alla scuole di cinema di Spike Lee.


Si parlo di te, adorabile faccetta da culo.
Ve lo dico subito: non ci metterà tutta la stagione a decidere, farà la sua scelta alla fine della prima puntata, sulle note di “Given to Fly” dei Pearl Jam, grazie Cameron!

Le cose si complicano quando la casa discografica manda il consulente inglese Reg (Rafe Spall), con il compito di tagliare il tagliabile, per rendere il tour americano della band il meno costoso possibile. Reg è un freddo burocrate che non capisce una fava di musica e armato di accento inglese, una spocchia che levati e una valigia di pelle di Fendi persa in qualche aeroporto, pretende di spiegare a tutti il proprio lavoro. Vi ricorda nulla? Avete esperienza di cose del genere? 
Per altro, Rafe Spall è quello che in “Prometheus” interpretava il biologo che toccava gli animali pericolosi, quindi uno più cretino (e quindi azzeccato) per la parte non potevano trovarlo.


L'uomo responsabile del "MACCOSA" Ortolaniano.
Tra le persone di esperienza anche il vecchio Phill, veterano di mille concerti, armato di cappello da cowboy (e pistola!) che non prende molto bene l’arrivo degli Inglesi. Ma la carrellata di personaggi coloriti non finisce qui: l’addetto alla sicurezza Puna è interpretato dall’Indiano di “Renegade” (Branscombe Richmond) che, per altro, fa senso, minchia non è invecchiato!

Ma è uguale! Ha rubato la giovinezza a Lorenzo Lamas!
Ma il mio personaggio preferito è senza ombra di dubbio quel matto di Wes, una specie di sosia di Layne Staley che è stato cacciato dai Pearl Jam perché ricorda troppo i tempi brutti a Mike McCready, battuta geniale che solo se avete familiarità con il gruppo potrete capire. Tranquilli: ce ne sono circa un milione di chicche come questa nella serie e nessuna intacca la fruibilità anche allo spettatore meno appassionato di musica.

La vita di questi attrezzisti procede tra una tazza dell’ottimo espresso di Wes, un omaggio alla chitarra di Woody Guthrie e le loro beghe personali, in quella che è una vera e propria dichiarazione d’amore alla musica Rock e ai suoi interpreti meno conosciuti, ma anche a tutti quelli che lavorano dietro le quinte per mandare in scena un bello spettacolo.


Sarà che è uguale a Layne Staley, ma Wes è il mio preferito della compagnia.
Come detto, non mancano le strizzate d’occhio agli appassionati di musica. Janine, il grande amore della vita del cantante della Staton-House Band, sembra quasi una Yoko-Ono pronta a seminare zizzania, ma ci sono omaggi ben più diretti, se siete amanti dei Lynyrd Skynyrd, non potete perdervi l’episodio 1x08, in cui il vecchio Phil ripercorre tutte le tappe fondamentali del gruppo, quando li ha incontrati per la prima volta nel 1973, quando avevano solo fama di picchiatori del Sud, passando per il loro clamoroso concerto, in cui hanno oscurato i Rolling Stones anche se, in teoria, avrebbero dovuto essere il gruppo di apertura. Uno degli epsiodi che ho preferito (anche se non è diretto da Crowe) è stato 1x04, non voglio dirvi molto sulla trama, perché è un po’ da scoprire, ma è uno dei più begli omaggi agli Who a cui ho assistito di recente.

In ogni episodio, una canzone del giorno, classici come “Simple Man” proprio degli Skynyrd, ma anche cose che non conoscevo tipo "I wish i was sober" dei Frightened Rabbit e se la Staton-House Band, sono verissime le comparsatE di gruppi come Lucius, Nicole Atkins, Phantogram, chicca finale nell’ultimo episodio, anche una comparsata di Eddie Vedder, a suonare “Man of the hour”. Curioso che al cantante dei Pearl Jam facciano sempre fare la parte di quello che deve fare il discorso, mi ricordo il suo (delirante) monologo nel ottimo “Walk Hard - La storia di Dewey Cox” film che probabilmente ho apprezzato solo io, ma poco importa.


Ed, due bottiglie di rosso e diventi subito l'uomo dei discorsi.
Insomma, di “Vinyl” ho visto solo il pilot diretto (alla grande!) da Martin Scorsese, poi hanno annullato la serie (sfiga), invece “Roadies” mi ha divertito molto, se sentite già la mancanza della serie della HBO e vi piace il rock classico non potete perderla, sono schifosamente di parte, ma Cameron Crowe è una sicurezza.

L’unico dubbio che avevo su questa serie era il produttore, J.J. Abrams, il maledetto GIEI GIEI che temevo entrasse a gamba tesa con la sua casa di produzione “Bad Robot”, per fortuna, in questa serie c’è così tanto Cameron Crowe che Abrams scompare, cavolo! Perché non ci ho pensato prima? Ho appena capito come risolvere tutti i nostri problemi! Facciamo dirigere Star Wars Episodio VIII a Cameron Crowe! Così quando scopriremo che Rey è la figlia di Palpatine, Cameron inserirà una scena in cui la giovane Jedi imposta la sua spada laser sull’opzione “sei corde” e ci canta “Daughter” dei Pearl Jam.


"Ho una grande idea per la ser...","Buona come quella di fare un remake di Star Wars?".
Don't call me daughter not fit to
The picture kept will remind me

10 commenti:

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    1. Merita, il buon Cameron ha gran gusti, se ti piace il Rock classico con questa vai sul sicuro ;-) Cheers

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  2. Avevo iniziato a vederlo, ma dopo due episodi mi ha annoiato molto e l'ho mollato... Peccato.

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    1. Il pilot inizia forte, poi verso metà molla un po' per poi riprendersi, certo bisogna che piaccia il tema musicale, altrimenti ciao. Cheers!

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  3. Devo vederla! Già segnato in "agenda"

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    1. Bene, spero di piaccia fammi sapere come la trovi. Cheers!

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  4. Anche io voglio bene a Cameron Crowe e alla fine ho voluto bene a questi personaggi, anche se la serie ha un sacco di difetti...

    Comunque mi spiace dirtelo, ma hanno cancellato anche questa. Stesso sforunato destino di Vinyl. :(

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    1. In effetti i difetti ci sono, il cambio di ritmo negli episodi non diretti da Crowe si nota troppo. Non preoccupati, ho già ricevuto la brutta notizia :-/ La cancellazione di Vinyl ancora brucia, al pubblico americano non interessa il rock vecchia maniera… ‘Stardi!! Cheers

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