lunedì 29 agosto 2016

Paradise Beach - Dentro l'incubo (2016): Serena Squa Ler Woodsen


Vi dico una cosa che mi piace: i film con un solo protagonista, sullo schermo solo per tutto il tempo, che cerca di sopravvivere a qualche minaccia naturale tentando di portare a casa la pelle.
Ora, invece, vi dico una cosa che non mi piace: Gossip Girl.
Queste due cose così agli antipodi si ritrovano insieme nello stesso film, incredibile, ma vero!

I film di sopravvivenza mi comprano sempre, tu metti un attore solo alle prese con una minaccia di qualche tipo e quasi sicuramente avrai la mia attenzione, per quanto stiracchiati nel soggetto e nei dialoghi, questo sottogenere sopravvive (ah-ah) regalando puntualmente qualche titolo, alcuni meno riusciti (“Wrecked” Adrien Brody contro il bosco) altri più interessanti (“All is lost” Roberto Ford Rossa contro l’oceano). Per fare questo tipo di film hai bisogno di un attore capace di caricarsi la tensione sulle spalle e di un regista con un'idea chiara della direzione che vuole imprimere alla storia.

“Paradise Beach - Dentro L’incubo” non ha nessuna di queste due cose, ma malgrado i difettucci tutto sommato funziona, un film di serie B che inventa poco, ma intrattiene più che decentemente, sempre se riuscite a mandare giù un po’ di necessaria sospensione dell’incredulità e la traduzione del titolo fornita dai sempre magnifici distributori di uno strambo Paese a forma di scarpa, che trasformano il titolo in Inglese “The Shallows” (letteralmente “Le secche” e non in riferimento alla protagonista) in un altro titolo in Inglese con inutile sottotitolo. Se non altro, hanno azzeccato il periodo giusto per far uscire il film in sala, in pieno Agosto, il mese giusto per un horror acquatico come questo, o per una roba con pellegrini e caproni Satanici (Facciapalmo!).

"Saluti dalla boa, xo xo Gossip Girl".
Sì, ma cosa c'entra “Gossip Girl”, direte voi? C'entra perché la mia Wing-Woman ci ha pure provato a farmi appassionare alla serie, ma io nulla, da buon possessore di cromosoma Y, crollavo sistematicamente in russante fase REM circa ventidue secondi dopo la sigla iniziale di ogni episodio, proprio automatico, un meccanismo di autodifesa impeccabile, Gossip Girl? Ed io giù duro a dormire. Per chi non la conoscesse cosa posso dirvi di questa celebre serie tv? Niente, io dormivo, ricordo solo che era ambientata a New York e che nei (costosi) panni di Serena Van Der Woodsen ci recitava Blake Lively, la Californiana dai denti bianchissimi e dalla pronuncia che ti lascia di ghiaccio, portatrice sana di “doFFia eFFe” rafforzata come la mozzarella sulla pizza.

Qualcuno qui ha intenzione di papparsi la Lively come gli spaghetti, allo scoglio.
La surfista Blake Lively alle prese con uno squalo molto caparbio e incazzato. No, sul serio, la trama è davvero tutta qui, persino io riesco a riassumerla. Vabbè, vi aggiungerò qualche dettaglio...

Nancy (BlaFFe LiFFely) per superare la perdita della madre si reca in Messico (interpretato per l’occasione dall’Australia) in cerca della spiaggia segreta di mammà, si porta Surf, telefono e un lutto irrisolto che servirà più che altro a dare motivazioni al personaggio. In testa anche una mezza idea di mollare la scuola di medicina, le cui nozioni torneranno buone per la lotta con lo squalo (squale? Squello! Ok, basta la smetto…).

Pregate che i tipi dell'Asylum non vedano mai questo film!
Alla regia una mia vecchia conoscenza, Jaume Collet-Serra il famigerato regista di robe come “Orphan” (di cui preferirei non dire nulla, non è bello vedere qualcuno che snocciola parolacce a casaccio) e di tanta roba con Liam Neeson, tipo “Non-Stop” o Run All Night. Ricercato e virtuoso nei movimenti di camera sicuramente, ma non proprio uno dei miei preferiti.

Quindi, tiriamo le somme: regista, così così, il 50% di possibilità di vedere Serena Van Der Woodsen smangiucchiata da un Bruce, delle scene di Surf (bene) e uno squalo (benissimo!), c’è abbastanza roba per piacermi, mi lascio convincere dal buon Andrea Lanza e mi guardo il film. A fine visione conservo ancora tutti i miei dubbi su Jaume Collet-Serra e sul talento di Blake Lively, ma posso dire di essermi divertito, avercene di filmetti di genere come questo.

Una bionda, una location e uno squalo, brutto?
“Paradise Beach” è in perenne equilibrio tra la tra ricerca del realismo in ogni dettaglio e parecchi passaggi in cui è necessario, per non dire obbligatorio, sospendere l’incredulità. La trama è già stringata, quindi non voglio rovinarvi altri passaggi della storia, quello che bisogna mettere in conto è che lo squalo, dev'essere rimasto fermo agli anni ’80 o giù di lì.

Quando Spielberg nel 1975 fece diventare tutti grandi appassionati di montagna con il suo capolavoro (uno dei tanti) Lo Squalo, non c’erano tutte le informazioni che abbiamo oggi sui più letali predatori marini di sempre, oggi come oggi lo sappiamo tutti che uno squalo sazio gira la pinna in direzione casa per gettarsi sul divano a guardare la domenica sportiva, ma quello di questo film se ne frega delle mille mila ore di documentario di Piero Angela e continua ad attaccare a testa bassa mangiandosi tutti quelli che fanno l’errore di nuotare della sua baia e gli animalisti: MUTI!

Squaletto goloso!
Jaume Collet-Serra si lascia andare nel suo solito virtuosismo per dirigere le parti (poche in termini di minutaggio) legate al surf, se non altro s'impegna a mostrarci quello che di solito nei film con le tavole viene saltato, ovvero la faticaccia che un surfista deve fare per raggiungere il largo. Nella parte iniziale, poi, fa anche un discreto uso della telecamera GoPro e trasforma lo schermo in una grossa schermata di facetime, niente di nuovo, ma apprezzo quando in un Horror i telefoni cellulari vengono utilizzati, invece di essere messi in panchina dalla solita pavida scusa del “Non c’è campo”.

Ovviamente, Serra non perde occasione per giocarsi un paio di inquadrature ricercate pensate per fornire la giusta porzione di culo allo spettatore, 87 minuti di Blake Lively in costume da bagno vanno pur utilizzati in qualche modo, no? Quello in cui non riesce molto bene Jaume Collet-Serra è la gestione della tensione, ci prova a mandare a segno un paio di scene dove lo squalo s'intravede e basta, poi si ricorda di non essere Spielberg e lascia perdere, concentrandosi più sul mostrare i singoli passaggi chiave della (dettagliata) sceneggiatura, che non risulta molto veritiera quando si parla di ferite riportate, ore passate al sole e disidratazione, ma cura parecchio le singole svolte della trama.

Il vero selling point del film.
Il risultato è che in “The Shallows” la protagonista subisce le privazioni dell’assedio squalesco, ma se devo dirla tutta, ero molto più in tensione guardando “127 Ore” di Danny Boyle, malgrado fosse un film cento volte più statico (per ovvie ragioni) di questo. In soldoni, “Paradise Beach” si lascia guardare fino alle fine per vedere come si risolverà il duello, vincerà la bionda da sorriso degno di The Rock o lo squalo con le sue triple file di dentacci? Ora che ci penso ai dentisti questi film potrebbe piacere un sacco.

Ma il vero protagonista del film è lo squalo? No no. Blake Lively? Nemmeno! L’assoluto protagonista è: il gabbiano! Per qualche oscura ragione questo gabbiano ferito condivide lo scoglio con la protagonista, la sua funzione non è chiarissima, forse lo sceneggiatore voleva inserire un animale positivo nella trama, per compensare lo squalo cattivo non so, in ogni caso il pennuto si mangia tutte le scene, sta in piedi su un pezzo di tavola rivaleggiando con il pollo di “Surf Up” e mentre Blake Lively s'ingegna alla MacGuyver per sopravvivere, o si lancia nel classico “Pezzo di bravura” (il momento drammatico intimista che precede lo scontro finale), il nostro è impegnato a fare dello spudorato Photobombing, in primo piano la Lively che si strugge e dietro impassibile lui, il gabbiano, o come lo chiamano nel film, Steven Seagull, un colpo di genio che non so proprio come i curatori del doppiaggio italiano del film riusciranno a risolvere senza ammazzarlo, non ho indagato, a giudicare da quello che hanno fatto al titolo del film, prevedo una tragedia.

Steven Seagull il pennuto che ti rovina tutte le foto.
Blake Lively fa il suo dovere, la sua EFFE aFFaFFina viene limitata dai dialoghi che si fanno via via più scarni, non è il massimo a recitare sforzo e fatica, ma ha il “Fisico di ruolo” giusto per la parte della final girl in bikini, come sia arrivata a recitare in un orgoglioso B movie (che non è un insulto, eh!) ancora non lo so, ma con tutti i suoi limiti alla fine questo “The Shallows” o “Paradise Beach”, come lo volete chiamare, si lascia guardare, certo se volete il realismo e la tensione guardatevi “Open Water”, se volete un capolavoro con uno squalo c’è sempre Zio Steven Spielberg, ma per essere un film uscito in sala per il rotto della cuffia (da bagno) si lascia guardare e poi, dai gente, Steven Seagull! Voglio uno spin-off sul gabbiano, o almeno fategli interpretare il remake di “Trappola in alto mare”.

"La fede aiuta, Strannix" (Cit.).

16 commenti:

  1. Mentre leggevo non vedevo l'ora di scrivere "non c'è un solo protagonista, c'è il gabbiano, il gabbiano!" e invece poi il gabbiano me lo hai sparato alla fine. Steven nei nostri cuori.

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    1. Anche perchè è lui il VERO protagonista del film, un eroe, voglio un film tutto suo, una serie, un saga con capitolo finale diviso in due parti! ;-) Cheers

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  2. Trappola in alto mare con Steven Seagull... basta, già così merita l'Oscar :-D
    Condivido il giudizio, la sceneggiatura poteva essere decisamente meglio ma alla fin fine è un filmetto veloce che intrattiene. Avrei voluto vederla più al limite, la protagonista, che invece rimane tosta e vigile fino alla fine, senza una sola allucinazione né alcun morso della fame tale da mangiarsi pezzi di se stessa (tipo "L'arte della sopravvivenza" di King), ma va bene pure così: un buon filmetto che ti fa ringraziare che in Italia non ci siano squali :-P

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    1. Non ho idea di come lo abbiano tradotto in Italiano, per fortuna ho avuto modo di vedere il film in lingua originale, la trovata di Steven Seagull è un colpetto di genio ;-)
      Anche a me sarebbe piaciuto qualcosa più in stile "L'arte della sopravvivenza" inoltre ci sono dei momenti che vanno presi con le pinze (le meduse Deus ex machina) ma in generale è un altro buon filmetto che fa rivalutare la montagna ;-) Cheers

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  3. sembra un pop corn movie passabile, se non lo hai visto ti consiglio di dare un occhiata a inthe deep aka 37 metri, film dello stesso genere che forse apprezzerai di più..

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    1. Esatto, si lascia guardare e poi è azzeccato come uscita estiva. Lo conosco, ne ho sentito parlare bene, devo solamente trovare il tempo di vederlo, grazie per la dritta ;-) Cheers

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  4. il film é davvero poca cosa ma il gabbiano ê fantastico ! lei tutto sommato ne esce con chiappe e dignità intatte debbo ammetterlo!

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    1. Si alla fine si, si conserva ben poco espressiva ma nella parte della final girl ne è uscita bene, anche se Steven Seagull le ruba sempre la scena ;-) Cheers

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  5. Il selling point del film era abbastanza per convincermi! ...a dire il vero però non l'ho ancora visto!

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  6. Il film un occhiata la merita, un onestissimo B Movie, con un onestissimo lato B ;-) Cheers

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  7. Lo vedrò stasera, con tanti cuoricini che mi usciranno dagli occhi per Blake Lively

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    1. Bongustaio ;-) Buona visione, attendo di leggere il tuo parere. Cheers!

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  8. Stranamente ne sto sentendo parlare benino... E ilio l'avevo bollato come una monnezza!

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  9. Lo pensavo anche io, non è un filmone, ma si lascia guardare, avercene di B movie come questo ;-) Cheers

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  10. Visto , per me davvero bello. Il guaio grosso è che non sapevo se guardare lei o lo squalo. Mi ha fatto innamorare, te lo devo dire :P

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    1. In effetti è un bel vedere, ed è proprio li il bello dell'horror, se ti distrai GNAM! Ti si pappa lo squalo ;-) Cheers

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