Mi trovo in
una situazione un po’ strana: dopo aver visto due intere stagioni di “Better
call Saul” ancora non ho capito se questa serie mi piace o no…
Ho provato a
seguire la prima stagione di settimana in settimana, commentando tutti gli
episodi (trovate tutto QUI), ma essendo una serie che cita un dettaglio ora,
per riprenderlo tre episodi dopo, forse sarebbe stato meglio spararsela tutta
insieme per apprezzare il livello di dettaglio, forse non avevo
apprezzato troppo la prima stagione per questa ragione… O per il fatto che terminasse proprio sul più bello, quando la storia sembrava stesse iniziando sul
serio!
Quindi,
complice Netflix, mi sono guardato tutta la seconda stagione a distanza
ravvicinata, senza dover attendere sette giorni tra un episodio e l’altro. Devo
dire che è andata un po’ meglio, ho avuto la conferma che sì, “Better call Saul” è
una serie molto curata, dove i dettagli contano, non posso di certo dire che sia
una serie scritta, diretta o interpretata male… Ma per favore non chiedete se
mi piace o no, perché non saprei rispondere, sul serio, chiedetemi la capitale
della Bulgaria o quella dell’Austria.
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"Aspetta che cerco la risposta su Google...". |
Vince
Gilligan, anche senza scrivere un singolo episodio per questa stagione, ormai
gode di uno status di semi Dio in Terra, anche perché non mi spiego come riesca
a frustrare tutte le aspettative degli spettatori, trovando comunque costante
riconferma per la sua serie (la terza stagione è già assicurata), in metà della
prima stagione di “Breaking Bad” sono accaduti più eventi che in venti puntate
di “Better call Saul” e la prima stagione non era nemmeno la migliore di “Spezzacattivi”.
Anche i tanto
chiacchierati cameo dei personaggi della serie principale (Mike escluso…) non
sono ancora arrivati... Oddio, forse è meglio così, sarebbe più che altro una
strizzata d’occhio ai fans, ma in ogni caso Gilligan può permettersi anche
questo. D’altra parte, in venti episodi, ci sono stati pochissimi passi
avanti nella trasformazione da Jimmy McGill a Saul Goodman.
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"Chissà se l'azzurro elettrico sarà di moda quest'anno...". |
In un episodio
(2x07 "Inflatable") abbiamo assistito alla nascita dei famigerati
completi dai colori impossibili dell’avvocato americano, più italiano di tutti,
sia nel clamoroso gesticolare di Bob Odenkirk, sia nei modi, geniali, ma del
tutto illegali, di aggirare alcune regole e regolamenti. In questo senso la
scena della copisteria è geniale ed è anche il momento chiave, forse la vera
svolta per Jimmy, che si risolve con la chiacchierata con Chuck McGill
(il grande Michael McKean), personaggio stronzissimo che calamita tutto l’odio
del pubblico, ma bisogna dire che Jimmy è anche un bel cretino a dargli ancora
fiducia.
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"Solo perchè hai recitato in 'This is Spinal Tap' non vuol dire che puoi trattarmi così!". |
Se proprio
dobbiamo dirla tutta, in questa stagione assistiamo ai primi vagiti delle
micidiali pubblicità televisive di Saul Goodman, ma ad affascinare è il lavoro
di costruzione fatto sui personaggi, ogni volta aggiungendo sfumature e livello
di dettaglio (2x06 "Bali Ha'i"), accentuando i loro conflitti e poi
spostare la storia in altre direzioni, più che un semplice Showrunner, Vince
Gilligan (che ancora non ho capito se è quello dell’isola…) conferma di essere
uno scrittore magnifico, uno che davvero conosce i suoi personaggi meglio del
contenuto del cassettino porta oggetti della sua auto.
Mike (Jonathan
Banks) ormai ha una trama tutta sua che trascende dal resto della serie, una
trama immobile, anzi, si sposta talmente poco che sembra sempre ferma, con due
difetti fondamentali: i primo è di togliere attenzione allo scontro tra fratelli
(più di una volta mi sono ritrovato a pensare: sì, ok, ma Jimmy?) e il secondo,
difetto insormontabile di tutti i prequel, di avere un destino (e un finale) già
segnato. Se non avessimo già visto “Breaking Bad”, forse potremmo arrivare a
credere che il vecchio Mike da solo fermerà il cartello criminale dei
Salamanca, ma siccome sappiamo chi arriverà vivo alla prima stagione della
serie con protagonista Walter White e Jesse Pinkman, quasi tutti i personaggi
in ballo, hanno un destino già noto.
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Real american hero (si fa per dire...). |
Quindi, viene
da chiederselo: questo stallo, questo voler procedere “calma calma, ritmo lento”
(Cit.) è voluto? Bob Odenkirk sta pregando di tenere in vita il suo personaggio
della vita in eterno? Perché il paradosso di questa serie è che siamo tutti qui
ad attendere (un po’) la fine della scontro tra Mike e i Salamanca e il
momento in cui il Dottor Jimmy si trasformerà in Mr. Goodman, ma quello sarà
proprio il momento in cui inizia “Breaking Bad”. Quanto potrà durare ancora
questa volontaria sospensione?
Per me potrebbe durare anche in eterno. Capisco cosa vuoi dire, ma ho deciso di amare questa serie, anche se non mi ricordo esattamente quando l'ho deciso. Sì, è amore più per i personaggi che per le loro storie. Il personaggio di Kim, la rigida, scapestrata, estremamente femminile, in questa seconda stagione mi ha stregata, pur non avendo in scena un ruono fondamentale.
RispondiEliminaIl problema è che ad un certo punto il trucco dovrò finire, hai fatto l'esempio migliore, per me Kim è la prova di quanto questa serie sia ben scritta e ben recitata, e siccome il da anche il tempo per farlo, ogni volta mi chiedo come l'attrice che la interpreta riesca a pettinarsi quella boccolo-coda che sfoggia ;-) Non mi sono ancora deciso, forse ci vorrà un altra stagione per avere un idea. Cheers!
Eliminaper me a livello tecnico non ha quasi rivali... gli attori sono ottimi, la storia non è banale, il ritmo non puà piacere per una serie tv, ma per me va bene quindi è "strapromossissima"!
RispondiEliminaLa qualità é altissima ho dei dubbi legati alla struttura di questa serie, che ha il problema che hanno tutti i prequel, ovvero sappiamo già come finisce ;-) Cheers
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