sabato 26 marzo 2016

Il mambo degli orsi di Joe R. Lansdale: KKK took my Baby away


Difficile dopo un romanzo molto riuscito, sfornarne un altro che sia allo stesso livello, Lansdale per la terza avventura di Hap e Leonard, non solo tira fuori un altro gran libro, ma lo ambienta praticamente pochi mesi dopo la fine del precedente Mucho Mojo, infatti l’inizio è familiare: la polizia va a casa di Leonard dopo che lui ha bruciato la casa dei suoi vicini, spacciatori di Crack.

Aggiungendo all’equazione solo Raul, il nuovo fidanzato di Leonard, Big Joe rimette in pista anche Charlie e Marvin Hanson, che per ritrovare la scomparsa Florida Gange, decide di mandare Hap e Leonard a Grovetown, un posto rimasto congelato indietro nel tempo, governato, nemmeno troppo velatamente dal Ku-Klux-Klan.

Basta il racconto di Charlie sulla cittadina di Grovetown a delineare un luogo da incubo dove vivere se si è di colore, la ricerca di Florida, è resa più complicata da una pioggia battente che va peggiorando di pagina in pagina…

La trama de “Il Mambo degli Orsi” forse è appena un po’ meno complessa di quella del libro precedente e Lansdale, anche questa volta, semina tutti gli indizi per stuzzicare la voglia di giocare all’investigatore del lettore, ma se dovessi provare a riassumere tutto il romanzo direi: Hap e Leonard iniziano un'indagine, prendono un sacco di botte, ritornano in sella e in qualche modo più o meno vincono.

“Two-bears Mambo” è un Western, ha proprio la struttura di un Western, con tanto di sceriffo della cittadina e lo scontro nel Saloon/Tavola calda, basta dire che proprio nella scena della tavola calda, Leonard indossa un cappello da Cowboy, forse un po’ fuori luogo sul suo testone, ma provate a convincerlo a toglierselo.

"Noi non balliamo nemmeno la Macarena!".
Ma il bello del romanzo sta tutto nell’ambientazione del Texas orientale, che Landsale descrive alla perfezione, anche se lo innaffia di pioggia, cosa inedita per l’iconografia del posto, il resto lo fa la mistica del più grande stato d’America, che nei romanzi di Lansdale è un posto dove qualcuno può scomparire ancora senza lasciare tracce con la stessa facilità di come poteva accadere nel vecchio West, anche se la storia è ambientata negli anni ’90, però senza darlo mai a vedere, anzi, il tempo sembra essere sospeso, sospeso quel tanto che Lansdale può sprecarne un po’ per parlarci della Zio di Hap e di come si è perso nel Big Thicket, una porzione di storia che non serve a molto, ma contribuisce ad amplificare la mistica del Texas, un posto che ad Ovest di Big Joe, solo il Garth Ennis di Preacher è riuscito a descrivere onorandone la storia e il mito.

Dove una trama lineare e Western come quella de “Il Mambo degli Orsi” mette le marce alte, è proprio nell’amore che Lansdale riversa nei suoi personaggi, che possono essere anche assurdi e sopra le righe, ma comunque incredibilmente realistici, tutti, anche quelli a cui viene dedicato meno spazio. Come, ad esempio, Charlie, con il suo “dramma” personale del K-Mart che sta per chiudere e della moglie che non gliela dà più, finché non smette di fumare (storia vera).

Il tutto raccontato sempre in equilibrio tra dramma e comicità, con uno stile inimitabile e un linguaggio come sempre non da manuale del galateo, mettiamola così…


La copertina originale americana.
Poi parliamoci chiaro: solo Big Joe può sfornare uno sceriffo come Cantuck, razzista, ma giusto, che pensa alla beneficenza, ma è afflitto da un'orchite fuori controllo, ridicolo e letale allo stesso tempo, odioso e odiabile, ma anche degno di attenzioni, ci vuole uno scrittore di alto livello a rendere credibile un personaggio che riassume in sè così tanti paradossi.

Ma “Il Mambo degli Orsi” lo si ricorda soprattutto per l’abilità di Lansdale di smontare quello che costruisce: prima ci mette di fronte una città razzista e bigotta, la riempie di personaggi da odiare subito ad una prima occhiata (come Reynolds ma e soprattutto Brown), ci depista con una presunta ricerca di canzoni inedite di un musicista locale e la morte sospetta in carcere del figlio. Ci riempie gli occhi e la mente con tutte queste cose, distraendoci dagli indizi veri e quando pensi che tutto si risolverà in uno scontro tra chi è più duro, ovvero i nostri Hap e leonard e il Ku-Klux-Klan (“Grandi Cavalieri Ariani di ‘sto gran cazzo” citando un passaggio del romanzo), succede una cosa inattesa, per i due protagonisti, ma anche per i lettori.

I nostri due compari ne prendono tante, come non le hanno mai prese in vita loro. Big Joe qui ha francamente esagerato, anche rileggendo il romanzo, durante la scena del pestaggio mi sentivo impotente proprio come Hap, ridotto a terra in un vicolo a guardare l’amico ridotto peggio di lui, groppo in gola vero.

Joe Lansdale ci fa la sua imitazione dell'orso.
Hap e Leonard devono, quindi, fare i conti con una bella mazzata al loro machismo, i capitoli dell’Hap depresso rendono benissimo l’idea di quanto tosta sia stata questa lezione, ma malgrado le lamentele di Raul, ai due amici basta uno sguardo per capire cosa devono fare. Una buona intuizione e un gran colpo di fortuna e su Grovetown cala un po’ di giustizia…

Libro fantastico, veramente fantastico, Lansdale scrive un Western con i suoi machissimi personaggi preferiti e più riusciti, dentro ci mette riflessioni sul razzismo, mentre costringe i due protagonisti a fare i conti con la loro vulnerabilità, crea un enorme castello e poi risolve il tutto mostrandoci la banalità del male, mostrandolo per quello che è davvero: avidità e lussuria. Anche qui, riuscire a concludere un romanzo con una svolta di questo tipo è un colpo che può riuscire solo a scrittori di razza e Joe R. Lansdale è sicuramente uno di questi.

Uno dei romanzi più riusciti di Big Joe e a tratti, forse anche più bello di Mucho Mojo, ma il genio sta nei dettagli, vogliamo parlare dei continui tormentoni comici? Come il nuovo soprannome di Leonard (“Il Negro più furbo del Mondo”), oppure trovate geniali, come Hap, che avvicinato da due grossi redneck, non proprio felici di averlo visto arrivare in auto con un nero, lo avvicinano per attaccare rissa, lui come esce da questo casino? Con il monologo sulle formiche natalizie, una roba talmente geniale che da sola vale la lettura del romanzo!

Grazie di esistere Joe!

6 commenti:

  1. Maledetto Cassidy, mi stai facendo venir voglia di rileggermi tutto il ciclo, a dieci anni di distanza!!! Ricordo che non riuscivo a smettere di leggere, ogni parola (o sganassone) ti impediva di distrarti! Un autore spettacolare che mi manca tanto...

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    1. Ti dico, ho iniziato ieri l'ultimo libro della serie (Honky tonk Samurai) e sono già quasi a metà, Lansdale è ipnotico, ti incolla alla pagina ;-) Cheers!

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  2. Personalmente ho preferito "Mucho Mojo", ma comunque anche questo un libro davvero fantastico. Il personaggio di Cantuck è davvero fantastico.

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    1. Questo è meno prevedibile di "Mucho Mojo", ma resta una passetto indietro, adoro la scena "di menare" a metà libro, e Cantuck è un personaggio pazzesco ;-) Cheers!

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  3. Bello, bello, bello.
    Fino a Rumble Tumble ho letto tutti i libri senza manco riuscire a prendermi un attimo per respirare.

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    1. Idem, questo, bad chili e rumble tumble devo averli letti nel giro di una settimana ;-) Cheers

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