lunedì 25 gennaio 2016

Steve Jobs (2016): stay hungry, stay Sorkin


Non sono mai stato uno di quegli smanettoni informatici che deve per forza avere l’ultima versione di sistema operativo e di hardware a tutti i costi, però l’informatica mi è sempre piaciuta ed è anche parte del mio lavoro, non vado nemmeno pazzo per la famosa azienda con la mela masticata e per il suo celebre fondatore, ma quando ho letto che Aaron Sorkin era al lavoro su una sceneggiatura sulla vita di Stefano Lavori, non avevo davvero bisogno di sapere altro per convincermi a vedere il film.
Ormai i computer sono qualcosa di scontato, fanno parte delle nostra routine (seee! Spiegatelo ad alcuni dei miei colleghi…), sono sempre molto interessato a conoscere l’evoluzione dei computer, macchine inventate da alcuni occhialuti smanettoni nei garage delle rispettive case, per arrivare ad influenzare (e il più delle volte facilitare) la vita di tutti. Quindi da (abbastanza) appassionato, ho un'infarinatura decente sull’argomento, voi direte: “Ma un bel chissenefrega non lo mettiamo?” vero, ma tra un po’ questa cosa torna buona, lasciatemi l’icona aperta… Per restare in tema informatico.

Questo film ha avuto una genesi moderatamente travagliata, tratto dalla biografia ufficiale di Stefano Lavori, avrebbe dovuto essere diretto da David Fincher, ricomponendo così la squadra (vincente) di “The Social Network”, a mio avviso uno dei migliori film di questi anni 10 e spiccioli. Sorkin ha portato a casa l’Oscar per la sceneggiatura di “Moneyball” (L'arte di vincere), quindi era lecito aspettarsi moltissimo da questo film, anche perché il regista nel frattempo è diventato Danny Boyle, un altro ancora piuttosto fresco di Oscar.


Anche Danny Boyle cede alla moda dell'inquadratura "NUCam".
Risultato: negli Stati Uniti di Applelandia, il film è stato un mezzo flop al botteghino e l’Accademy quest’anno ha preso in considerazione solo Michele Piegaveloce e Kate Winslet tra i nominati per le statuette. Se fossi in vena di dietrologie gratuite potrei speculare sul legame tra scarsi incassi e mancate nomination (… COFF COFF Straight outta compton CoFF CoFF!!), ma preferisco parlarvi del film, che è meglio, come direbbe il Puffo Quattrocchi, bluastro rappresentante della categoria “Smanettoni informatici” presso la Puffo Comunità.

Come vi dicevo, mi è basato il nome Aaron Sorkin a convincermi a voler vedere il film, quindi non avendo visto nemmeno mezzo trailer, quando ho intuito la struttura del film ho iniziato a fregarmi le mani: quel diavolaccio del Sorkin ha piazzato un'altra zampata delle sue.


"Cosa ne pensi Steve?" , "Mmm va bene, però facciamolo tutto bianco".
“Steve Jobs” è diviso in tre grosse porzioni, tre momenti (chiave) della vita di Stefano Lavori che di fatto rendono il film in un'opera in tre atti, dove il personaggio evolve, ma più che dei classici ascesa, trionfo e caduta, parlerei di un (vana)gloria, vendetta e redenzione (super Ego permettendo), vado a spiegare.

Il primo atto è ambientato nel 1984, negli ultimi 15 minuti prima del lancio del Macintosh 128K.
Il secondo va in scena nel 1988, Steve Jobs è impegnato a lanciare il cubo perfetto della NeXT Computer, alla Davies Symphony Hall di San Francisco. L’ultimo nel 1998 vede Jobs come nuovo CEO della Apple, questa volta è il momento di lanciare il Macintosh Apple.

Sorkin fa un lavoro micidiale, il livello di cura del dettaglio della sceneggiatura lascia senza parole, se avete familiarità con l’argomento trattato e conoscente la storia dell’azienda con la mela masticata, l’unica cosa che potrete fare e alzarvi in piedi per gridare “Bravò!” al buon vecchio Aronne, che nel suo script dimostra di aver fatto i compiti alla grande (non mi aspettavo niente di meno). Si ricorda dello storico spot pubblicitario andato in onda durante la finale del Super Bowl, intitolato “1984” ispirato al romanzo capolavoro di George Orwell e per altro diretto da Ridley Scott. Ma non manca nemmeno una geniale citazione alla morte da Biancaneve di Alan Turing (si quello del film The imitation game), che mette in correlazione la famigerata mela con il logo dell’azienda di Jobs, se si fosse anche giocato “la mela di Odessa” degli Area, il capolavoro sarebbe stato completo.
Trionfo senza precedenti e flop ingiustificato? Secondo me no, perché bisogna dire che la sceneggiatura di Sorkin parte a cannone come un centometrista strafatto di Metanfetamina. Dopo quelli che mi sono sembrati circa una ventina di minuti, ho buttato un occhio all’orologio e mi sono reso conto che il film era già iniziato da tre quarti d’ora ariosi, questo per dirvi del livello di coinvolgimento (mio), ma anche delle frenesia degli eventi sullo schermo.


"Michael come faccio a fare un film così io faccio solo commed...", "Seth, Seth, respira, se qui perchè avevamo bisogno di qualcuno che portasse il fumo".
La parte iniziale di “Steve Jobs” non prende prigionieri, se ti distrai non dico un minuto, ma anche solo mezzo secondo, rischi di perderti un dialogo chiave, ad una velocità folle viene introdotto il borioso e ossessivo Steve Jobs (Michele Piegaveloce), la sua assistente storica Joanna Hoffman (Kate Winslet), l’amico e compare dai tempi dei “Garage Days” Steve Wozniak (Seth Rogen con barbone), l’amministratore delegato arrivato dalla Pepsi John Sculley (Jeff Daniels) e il nerdissimo tecnico Andy Hertzfeld (Michael Stuhlbarg). Aggiungete anche la figlia piccola Lisa (come il modello del computer, sì, no, forse…) e avrete tutti gli attori di questo dramma in tre atti.

A questa velocità da microprocessore aggiungete il fatto che Sorkin non fa nessuna facile concessione al pubblico: devi avere già presente chi era Steve Jobs e cosa aveva fatto prima del 1984, altrimenti? Beh, altrimenti, ciccia… Prrr! Circolare!

Riprendo l’icona lasciata aperta lassù: ora io non so quanti spettatori siano così pronti quando si parla di computer, ma soprattutto di storia dell’informatica, anche quelli che ci tengono ad avere sempre l’ultimo modello di i-Qualcosa, non credo che sappiano poi molto della vita di Steve Jobs. La sensazione che ho (e sicuro mi sbaglierò) è che molti percepiscano il personaggio solo come il santo inventore di telefoni, quello di “Stay hungry, stay foolish”, a mio avviso il motivo del flop al botteghino va ricercato qui.


Quando ho le maniche tirate su mi prendono tutti per il culo, ma se lo fa Steve Jobs è figo.
Ma se il primo atto del film è ottimo, il secondo è anche migliore: qui ritroviamo Steve Jobs (sempre più elegante e ossessionato dalla precisione) di nuovo alle prese con il lancio del NeXT e ancora una volta ad interfacciarsi con l’ex socio (e amico) Steve Wozniak, con la figlia, ma soprattutto con John Sculley, l’uomo che tutti ricordano come colui che ha licenziato Steve Jobs dalla Apple. Ecco, lo scontro verbale tra Jobs e Sculley è la scena più riuscita di tutto il film.

Sorkin sovrappone l’incontro tra i due nel 1988, al momento della cacciata di Jobs dall’azienda da lui stesso fondata. Già prese singolarmente le scene rappresenterebbero due manuali su come scrivere dialoghi riusciti in un film, ma Sorkin fa molto di più e intrecciandole crea un momento di pathos che levati, ma levati proprio, invece di tenerselo per il finale, lui se lo gioca a metà film, provate a fare meglio adesso.

Il problema di “Steve Jobs” è il terzo atto, quello dove finalmente vediamo il Jobs che tutti conoscono, con gli occhiali tondi, i jeans e la maglia nera. Per la terza volta lo vediamo scontrarsi con Joanna, Andy (tutti e due), John Sculley e soprattutto Steve Wozniak e sua figlia Lisa. Qui i nodi del film vengono al pettine.

Sorkin è talmente intelligente che ad un certo punto, fa pronunciare a Stefano Lavori la frase (cito a memoria): “Possibile che tutti quanti cerchino di chiarirsi con me negli ultimi 5 minuti prima di un lancio?”, a questo punto la precisissima circolarità (che sarebbe piaciuta al vero Jobs) del film, inizia ad assomigliare troppo a ripetitività. Ma non credo nemmeno che sia davvero questo il problema del terzo atto, quello che mi è mancato un po’ nel finale è il colpo del KO, forse perché lo scontro Sculley/Jobs della seconda porzione è un apice troppo alto, forse perché un po’ di buonismo viene fuori (la trovata del Walkman della figlia), ma il film che dovrebbe finire con un KRAKABOOM! Termina sì con un'esplosione, ma più moderata.

In tutto questo, cerca di incastrarsi il regista Danny Boyle, nel primo atto risulta soffocato (per non dire strangolato) dalla sceneggiatura al fulmicotone di Sorkin, limitandosi a portare in scena il tutto molto bene, ma senza guizzi, quasi mettendosi da parte.


"Ok Aaron, quindi tutta quella roba che hai scritto, ora la giriamo... Qui, giusto?".
La prima cosa alla Boyle che si vede nel film, arriva verso la fine del secondo atto, nel momento in cui Joanna parla della “macchina della vendetta di Steve Jobs”, Boyle sottolinea il monologo successivo di Fassbender proiettando un razzo in partenza sulla parete, una trovata che a mio avviso non serve a molto e mi ha fatto esclamare: “Ecco la prima cosa alla Boyle di Danny Boyle”.

Il terzo atto, che se non si fosse capito è quello che ho apprezzato di meno (ma penso fosse chiaro) è anche quello dove Boyle sbraga. Non credo sia un problema di formato, il vecchio Danny ha deciso di dirigere le tre porzioni di film rispettivamente in 16mm, 35mm e in digitale ed è un risultato che visivamente paga dei dividenti.

Quello che non ho apprezzato è proprio il contorno, in una scena in particolare si vede che manca la mano del regista, quando Steve e sua figlia Lisa hanno un diverbio nei corridoio della Apple (sotto la foto di Bob Dylan), le comparse intorno a loro sono ferme. Ferme immobili, non fanno nemmeno finta di stare facendo qualcosa, sono proprio immobili. Non ho potuto fare a meno di pensare all’unica scena non dialogata di “The Social Network”, quella della gara di canottaggio, David Fincher con quella scena ha saputo dire moltissimo della frustrazione dei personaggi, solo mostrando (e usando le musiche di Trent Reznor) incastrando alla perfezione il suo lavoro, nella sceneggiatura di Sorkin, ecco a mio avviso, nel confronto diretto, Danny Boyle ne esce sconfitto con perdite.


"Aumenta la risoluzione, aumenta la risoluzione... No, troppo. Portalo via".
Detto questo, il film vola comunque a livelli molto alti, gli attori funzionano alla grande, anche se ho qualche dubbio sulla resa scenica del loro invecchiamento (il personaggio di Kate Winslet sembra più giovane nel terzo atto che nel primo), ma in generale il cast è davvero ottimo ed è chiaro che ogni personaggio rappresenti una parte della coscienza di Stefano Lavori, come tanti grilli parlanti.

Insomma, “Steve Jobs” sembra tre episodi di “Halt and catch fire” (serie che potrei anche decidermi a riprendere in mano) scritti da un fenomeno come Sorkin, temo che una grossa porzione del pubblico si perderà sulla storia pregressa, che viene data per scontata senza troppe spiegazioni (in questo senso il film sembra l’ANTI-“La Grande Scommessa”, a breve su questi schermi…).

Concludo dicendo che Michael Fassbender ha mandato a segno un'altra grande prova, purtroppo la sua performance sarà sempre messa in ombra da quello che è stato il più grande Steve Jobs cinematografico di sempre (Modalità Sarcasmo:  Inserita), ovvero Ashton Kutcher nel BELLISSIMO (si fa per dire…) “Jobs” del 2013. Avrei davvero voluto vedere Fassbender esibirsi nella camminata alla Steve Jobs di Kutcher. Vi giuro che ancora oggi a distanza di anni, quando ci penso, scoppio a ridere come uno scemo, una roba da fare quasi invidia al John Cleese dello sketch dei Monty Python “Ministry of silly walks”… Ashton Kutcher! Quello sì che è un grande attore! Ok basta, fatemi disinnescare questa modalità sarcasmo, è troppo anche per me. 

37 commenti:

  1. Di Steve Jobs mi frega, ti giuro, molto poco, ma tra Sorkin, i due attoroni e l'aria teatrale devo assolutamente recuperarlo. Anche per riprendermi dalla visione di Joy: avvincente storia della casalinga che ha inventato lo scopettone rotante...

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    1. Raramente lo dico di un film, perché di solito mi trito di tutto, ma di “Joy” davvero non mi frega nulla, David O. Russell mi ha stufato, mi sembra che faccia sempre lo stesso film. Hai riassunto bene la questione, “Steve Jobs” è da vedere, anche se non si è fanatici della iCose di design ;-) Aspetto di leggere il tuo parere in merito… Cheers!

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  2. La Winslet sembra ringiovanire, è vero!
    Neanche io sono una fanatica di iStefano e dei cavetti della mela, ma questo biopic mi ha convinta più di quanto mi aspettassi. È vero, quel tamarrone di Boyle (che adoro, eh) si mette un po' troppo da parte, ma la sceneggiatura di Sorkin non lascia tanto spazio di manovra (mica ci poteva parcheggiare un razzo?! Ah sì, l'ha fatto). E poi tutte quelle frasi buttate lì, tra un dialogo e l'altro, a delineare il personaggio... quel "troverebbe comunque il modo di farmi causa" buttato lì alla fine, a significare tanto.

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    1. Ho controllato, in effetti Joanna Hoffman negli anni ha smesso di utilizzare quegli occhialoni, ma resta il fatto che mentre Jobs invecchia, lei sembra più giovane ;-)
      La definizione di tamarrone per Boyle ci sta tutta, anche a me piace molto, 100 volte meglio qui che vederlo in trance (mai titolo fù più adatto). Avercene di Biopic non-rassicuranti e caramellose come questa qui, anzi, se ne finale fosse stato anche un po’ più cinico, sarebbe andata ancora meglio, ma come dici correttamente tu, tra tutte quelle mezzi frasi, Sorkin fa un lavoro grosso così ;-) Cheers!

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  3. lo vedrò, sono curioso della sceneggiatura, the social network mi era piaciuto molto

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    1. “The Social Network” secondo me è superiore, ma Sorkin continua a raccontarci il dietro le quinte con il suo gran stile, aspetto il tuo commento ;-) Cheers!

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  4. 1) La Winslet pare più giovane ora di quando ha fatto Titanic, a dire il vero. Quindi il problema è suo e non del film.
    2)Lo chiedo a te per favore...Io ancora non sono riuscito a trovare, in giro o direttamente,un motivo (1) per cui The Social Network sia così tanto considerato. Giuro: attori, dialoghi, situazioni, montaggio da FIL-METTO e manco arriva all'Etto. Sò scemo io?

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    1. 1) Infatti ben venga la Winslet! ;-) Lei non è l’esempio migliore, sulla gestione dell’invecchiamento (che comunque è un appunto da poco sul film) mentre Jobs invecchia, ad esempio a Seth Rogen cresce solo la barba, e Jeff Daniels resta identico, tanto che Sorkin piazza anche una battuta in merito nel secondo atto, una cosa del tipo “Per te il tempo si è fermato” (cito a memoria potrei sbagliare).

      2) Non pretendo di avere la parola definitiva in merito, posso dirti cosa ho apprezzato io:
      Ho iniziato ad utilizzare il faccialibro da quando ho questo Blog, quindi un film sulle origini di Facebook per me è interessante come un film sulle origini dello scopettone (per citare Mr. Ink qui sopra) eppure ad ogni visioni “The Social Network” mi incolla, arriva il finale e dico “Azz è finito!” ti giuro, ogni volta, anche se so già come finisce, per me i dialoghi funzionano.

      Jesse Eisenberg è bravo secondo me, non imita Zuckemberg (infatti non riproduce i suoi mille tick) ma crea un suo personaggio, Eisenberg è molto bravo a fare il nerd, sociopatico con problemi affettivi/emotivi, infatti ha una filmografia piena di personaggi così, attori “a tema” se ne trovano pochi ormai.

      La regia di Fincher è molto buona secondo me, e anche l’uso delle musiche, inoltre il montaggio sonoro è ottimo, i computer nel film “suonano” come dei computer veri ;-)

      La butto giù dura: Il film che ha riassunto meglio il “media” più potente dei nostri tempi, o almeno quello che più si è avvicinato a raccontarlo. Boh basta, ho già scritto un botto ;-) Cheers!

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  5. A me è piaciuto pure il terzo atto, mi è sembrata la giusta chiusura del cerchio.

    E comunque che aspetti a riprendere Halt and Catch Fire? La seconda stagione è una bomba come questo film, più di questo film! ;)

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    1. Del terzo atto ho apprezzato che non sia scaduto nel buonismo, ottima cosa ;-) Lo farò, era una serie che mi stava già piacendo un sacco, se poi mi dici che la seconda stagione è anche meglio… Mi ci butto, gracias ;-) Cheers!

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  6. Stavolta evito, mi dà tanto di "santino".

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    1. Se può servire ti posso dire che per fortuna l’effetto “Santino” è stato evitato. Anche perché Jobs era tutto, ma non uno stinco di santo, quindi sarebbe pura propaganda farlo passare per un buono-buonissimo ;-) Cheers!

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  7. “The Social Network”, a mio avviso uno dei migliori film di questi anni 10 e spiccioli.

    Sai che non l'ho mai visto? Perché quando uscì non riuscii ad interessarmene e non lo vidi al cinema, e in seguito l'ho sempre snobbato.Ma se per te è così importante me lo devo vedere per forza...!

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    1. Secondo me è molto meglio di questo “Steve Jobs”, ti dirò, lo vidi al cinema e rimasi incantato. Poi l’ho rivisto in DVD, e ogni volta che lo guardo, arrivo alla fine, e mi ritrovo a dire “No è finito!”. Il finale mi sorprende (anche se ho già visto il film) perché lo trovo davvero coinvolgente, per il resto, formulo una risposta a Giocher qui sopra e provo a dirti perché secondo me è valido ;-) Cheers!

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  8. Purtroppo sono circondato da persone che venerano quel tizio magro con la barba, che ha compiuto miracoli ed è morto troppo presto: una volta lo chiamavano Gesù, oggi lo chiamano Jobs, ma è sempre un nome di quattro lettere. La morte ci rende tutti migliori e gli americani sono campioni di agiografia: le loro biografie sono in tutto e per tutto identiche alle "vite dei santi".
    Spero che questo Jobs di Fassbender sia migliore dell'agiografia di Kutcher, dove il protagonista è ritratto come San Francesco e ha inventato tutto lui con la sola imposizione delle mani :-P
    Io continuo a preferire "I pirati di Silicon Valley" (1999), creato in un momento in cui Steve Jobs era ancora un essere umano e non gli venivano imputati superpoteri divini: era la guerra dei geni bastardi del computer, fatta di pugnalate alla schiena e furti a cielo aperto, dove chi colpiva più duro vinceva. E poi un eroe lo giudichi da quant'è cattivo il suo antagonista, e in quel film c'era lo scontro epico "Jobs vs Gates": un Bill Gates che è scomparso dal gioco perché purtroppo è umano, mentre Jobs è Gesù e quindi non può avere un umano come nemico.
    Preferisco quel film televisivo ruspante, dove Jobs è ritratto come il ladro che rubò il progetto del mouse e che ricostruisce il set del mitico spot di Scott, con Jobs che dà indicazioni a Ridley :-D
    End of the Pippon ^_^

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    1. Guarda, se veni qui a tirarmi fuori perle come “I pirati di Silicon Valley” puoi fare tutti i “The Pippon” che vuoi, hai carta bianca ;-) Hai descritto alla perfezione in poche righe il motivo per cui ho visto svariate volte quel film negli anni, troppo facile santificare un personaggio, quello che mi interessa davvero sono le battaglie e le pugnalate alla schiena (o tramite avvocato) che hanno portato i computer, enormi macchinari grandi come una stanza (a proposito, questo film si apre con un intervista al vero Arthur C. Clarke… Ora lo sai) agli oggetti che utilizziamo tutti i giorni… Cavolo mi hai fatto venir voglia di rivedermelo! ;-)
      Detto questo, Fassbender batte Kutcher 40-0, anche se la camminata di Kutcher resta uno (S)cult totale :-D Il fatto che negli USA il film sia stato un flop è stranissimo, con tutti gli utilizzatore di iTelefoni che ci sono, pensavo che si sarebbe venduta da sola questa pellicola… Brutta botta per il culto di Steve ;-) Cheers!

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    2. Mitico Arthur C., vorrà dire che vedrò il film con un occhio solo :-D
      Visto che anche tu sei fan dei Pirati di Silicon Valley, immagino apprezzerai Raul Cremona quando fa Steve Jobs che vende l'iPack :-D
      A proposito, ma quando fanno un film sul tizio che ha inventato i Laser Disc e quello che ha inventato i CD-i? Perché non ci parlano dei grandi fallimenti tecnologici? :-P

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    3. Sapevo che avrebbe attirato la tua attenzione ;-) Si ho visto degli spezzoni su Internet… Uno spasso, poi Raul Cremona è forte ;-) Dici bene, fanno solo biopic che parlano di successi, c’è epica anche nel fallimento, solo che è difficile da scrivere… A questo proposito sono anni che sono una biopic su John DeLorean, finito a fare lo spione per l’FBI ;-) Cheers!

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    4. In attesa delle biografie ufficiali, dovresti pensare a un ciclo di post sugli Anti-Jobs: quelli che NON hanno rivoluzionato il mondo con le loro invenzioni :-D

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    5. Ma sai che è una bella idea? Me la tengo in un cassetto, vediamo se diventerà qualcosa ;-) Cheers!

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    6. "A proposito, ma quando fanno un film sul tizio che ha inventato i Laser Disc e quello che ha inventato i CD-i? Perché non ci parlano dei grandi fallimenti tecnologici? :-P"

      Il secondo si? Ma il primo? Il LD seppur a distribuzione mondiale limitata, è durato un bel pò! A dir la verità comunque non fanno neanche film sull' inventore della macchina da scrivere o del disco musicale! XD Almeno noi abbiamo fatto una fiction su Meucci! XD

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    7. "c’è epica anche nel fallimento, solo che è difficile da scrivere"

      Già! Mi viene in mente solo "Ed Wood" di Tim Burton.

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    8. Quello si che era un bel film quando Burton ancora vinceva tutto. Cheers!

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  9. Adesso ho davvero poco interesse... Sarà per colpa dell'antipatia verso Steve Jobs...
    Penso che lo recupererò più in la

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    1. Sono appassionato di sport professionistici Americani, non sopporto tanto Stefano Lavori né Mark Zuckerberg. Ma Sorkin mi convince sempre, che sia “Moneyball”, “Steve Jobs” o “The Social Network”, giusto per dirti come sono messo io rispetto al materiale originale dietro a questo film ;-) Cheers!

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  10. Per le uniche mele sono quelle che si mangiano, questo per dire che non ho mai avuto nella mia vita un oggetto tecnologico con la mela sopra.
    La figura di Jobs l'ho sempre trovata interessante soprattutto nel suo rapporto di rivalità/amicizia con quell'altro sgabbuzzaro di Gates, però no so se riuscirei a reggere una pellicola intera dedicata alla sua vita.
    The Social Network l'ho veramente adorato, grandi prove attoriali del futuro Joker e del precedente Spidey, tra l'altro. :-P

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    1. Idem le mele si mangiano non si usano per telefonare ;-) Se ti é piaciuto The social network questo ha lo stesso stile da dietro le quinte. Vero c'era Spidey e Lex Luthor... Ora sappiamo perché Marvel e DC Comics sono avversarie ;-) Cheers!

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  11. A sentire il pubblico, questa soap opera molto ben recitata è piaciuta a tutti.
    Per me, è un film completamente "sbagliato" (non necessariamente brutto), e, dal mio punto di vista, irritante e inguardabile.
    Non voglio fare spam, ma qui spiego tutti i perché è i percome:
    http://cyberluke2008.blogspot.it/2015/11/recensione-steve-jobs.html

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    1. Per prima cosa, benvenuto sulla Bara volante spero di vederti spesso da questa parti ;-) Per il resto grazie per il link, mi aspettano un paio di giorni tosti ma leggeró il tuo commento il prima possibile di gusto, grazie per il commento;-) Cheers!

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  12. A sorpresa devo ammettere che il film mi è piaciuto, e lo dice uno che odia i prodotti Apple dal 1995! :-D
    Scherzi a parte, Aaron Sorkin riesce a creare un film "normale": non un'agiografia, la vita di San Jobs Martire che portò la Grafica nel Medioevo, né un "in-stink movie" (film di chi ci va in puzza), dove Arsène Jobs ruba tutto e poi dice "è tutto mio". Diciamo che il compromesso è stato Robin Jobs, che ruba ai ricchi di stile per dare ai poveri di grafica...
    L'ho trovato un film equilibrato con un protagonista insopportabile che avrei voluto picchiare ogni volta che apre bocca - e quindi vuol dire che lo sceneggiatore è stato bravo, perché ha creato passione - che spiega ciò che per lui è giusto ma il tutto è controbilanciato dagli altri che gli ricordano che la realtà non sempre corrisponde a ciò che Jobs dice sia giusto. Vengono citati tutti i difetti, le manie assurde, i licenziati, il delirio di onnipotenza di chi si autonomina artista e invece è solo un abile manipolatore.
    Mi è piaciuta la scelta di costruire la storia in grandi quadri, come un dramma teatrale in più atti e al di là di cosa io pensi di Jobs alla fine credo sia un buon film.

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    1. Se si mettesse "Berlusconi" al posto di "Jobs" il tuo commento non cambierebbe di una virgola o quasi! XD

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    2. Per quello toccherà aspettare Sorrentino, staremmo a vedere. Cheers!

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  13. Lasciatelo dire, "in-stink movie" è un colpo di genio ;-) Anche secondo me è un buon film, lo hai riassunto molto bene, il fatto che Jobs sia odioso, dimostra che Sorkin ha capito bene il personaggio, uno che si chiama proprio gli schiaffoni ;-) Cheers!

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  14. Ma perché su internet esce fuori più chi ha antipatia per Jobs? XD Manco fosse un Bossi, Berlusconi, D' Alema... poi! XD Non capisco perché gli italiani invece di catalizzare l' antipatia su gente che sta distruggendo questo paese, ce l' abbia con chi, al netto dei difetti (ma nessuno è perfetto), ha contribuito in qualche maniera al processo tecnologico. XD O se la prende con Barbara D' Urso, Bonolis... boh!
    Siamo fermi da 7 anni all' I-pad! °_O Prima c' eravamo abituati troppo bene. XD

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    1. I tipi Dell Apple sono da applausi per i loro prodotti dal punto di vista della semplicità di utilizzo e dal marketing per renderli di moda. Dovrebbero togliersi quei tre o quattro chili di puzza sotto il naso, e personalmente non amo come i prodotti Apple siano un sistema chiuso su se stesso. Questo dal punto di vista informatico, dal punto di vista umano io sono del partito di Dirty Harry, li odio tutti in parte uguale a mio modo sono democratico ;-) ;-P Cheers!

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  15. Concordo...mi ricordo che il proprietario della pagina Personal Trailer (quando ai tempi ero amministratore di Once Upon A Time The Cinema su FB) ne parlava bene, ma io ero all'oscuro di chi fosse il sceneggiatore.

    Tornando al film mi è piaciuto un sacco, molto intimista nel mostrare quella sfaccettatura di un personaggio che è sulla bocca di tutti. Ma la sceneggiatura dai dialoghi serrati e dall'impostazione teatrale balla una musica celestiale con il montaggio di Elliot Graham. Boyle come hai detto si vede col contagocce ma con sagge riprese.

    Casting ottimo, tutti veramente ben affiatati e mai fuori parte. Fassbender è stato veramente esemplare nella recitazione, nota per il doppiaggio italiano Alessio "Kenshiro" Cigliano è sempre elegantissimo nelle sue performance.

    Alla faccia di quel Jobs con quello che è stato con Demi Moore, che non guarderò mai...

    Parlando del formato scelto per le riprese devo dire che mi è piaciuto sembrava di guardare una pellicola dei primi del 2000 nei primi due atti, cosa fantastica perché mi fa venir in mente un pel periodo cinematografico esente da remake/MCU/reboot e tante altre cose oramai spopolano..

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    1. No guardalo quello! La camminata di Aston è diventata un mio (S)cult personale! :-P Scherzi a parte ho sentito con queste orecchie dei “Jobsiani” parlare benissimo anche di quel film (storia vera).

      Boyle ha una maestria nel gestire i formati (“28 giorni dopo” è un esempio sotto valutatissimo in tal senso) l’idea di usarne tre diversi è il suo modo per fare il regista, in una film in cui è la sceneggiatura di Sorkin a tenere banco, gli attori brillano per talento loro ma anche perché Aaron è un drago a scrivere dialoghi che suonano come musica. Cheers!

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