lunedì 28 dicembre 2015

The Visit (2015): attenti cattivissimi perchè è arrivato Shyamalan...


Interno giorno, gli uffici della Blumhouse Productions.
Un boccione d’acqua mezzo vuoto, bicchieri di plastica con babbo natale disegnato sopra, un gruppetto di serie sparute e spaiate addobbano la stanza troppo grande...

Jason Blum entra e si siede alla sua scrivania, un vecchio tavolo da ping pong con una gamba ballerina e inizia la riunione mensile sui piani della sua casa di produzione.
“Ragazzi ho formulato un piano aziendale che ci permetterà di espandere gli orizzonti, la mia idea è quella di coinvolgere nella produzione registi famosi, da convertire alla nostra politica aziendale di risparmio, ho buttato giù una lista di nomi, ma quello più interessante al momento è M. Night Shyamalan”.
Un dipendente intimorito alza la mano per parlare, “Signor Blum, Shyamalan è un regista famoso, è uno di quelli che fa i film con Will Smith…”, “Non dire quel nome!”, tuona furioso Blum “Solo a pronunciarlo dobbiamo pagare un sacco di soldi di Royalities!”.

Blum deciso apre la porta di una piccola stanzetta, le pareti ricoperte di volantini che prodotti scontati del 50%, legato ad una sedia, costretto a guardare filmini amatoriali e riprese di cresime e comunioni ascoltando Beethoven, c’è M. Night Shyamalan. A quel punto Blum orgoglioso dichiara: “Questo era un regista che pretendeva divi ed effetti speciali per i suoi film, ma io l’ho riportato sulla giusta via, ora è un lavoratore produttivo della nostra azienda, ora è stato convertito al lato oscuro del Low cost!”.


Il ritorno del figliol prodigo (e Low Cost).
Prima di parlarvi di “The Visit” ho una confessione da fare: io non sono in grado di pronunciare correttamente il cognome Shyamalan.
Ok, lo so che negli anni è diventato quasi un tormentone storpiare il cognome del regista indiano, prima per affetto (quando faceva buoni film) poi per coglionarlo (quando ha perso questa buona abitudine), ma se mi chiedete come si chiama il regista de “Il sesto senso”, potrò provare a pronunciarvi il nome dieci volte e di sicuro lo pronuncerò dieci volte in modo differente, per me il cognome del regista è come i fiocchi di neve: non ne esistono due uguali. Per questo motivo e per il fatto che non ho idea per cosa stia quella M puntata, lo chiamo semplicemente Michael Night, o Knight, giusto perché mi ricorda “Supercar”.

Il mio rapporto con Michael Night è chiaro, gli ho voluto bene, ho sempre pensato potesse essere il prossimo [FATE-UN-PO’-VOI], il suo film che ho preferito? Facilissimo: “Unbreakable” (una volta di queste mi piacerebbe parlarne come si deve). I difetti del regista sono chiari come il sole, ma anche i suoi pregi, l’ho difeso sempre, anche per il discutibile “Lady in the Water” film che mi commuove (non cerebralmente) come pochi, anche se forse è più merito di Paul Giamatti che di Michael Knight. E venne il giorno… In cui smisi di credere nel regista, Marky Mark Wahlberg che parla con le piante (e John Leguizamo insegnante di matematica… FACCIAPALMO) per me rappresenta uno dei film più involontariamente comici della storia, forse solo Il Prescelto con Nick Cage è capace di batterlo, ma quello è proprio un'altra categoria…

“After Earth” è una marchetta, mentre “L’Ultimo dominatore dell’aria” è stato ben riassunto da Joe R. Lansdale in uno dei romanzi di Hap e Leonard, ovvero: l’unico modo per far piangere i due duri (Grazie Big Joe!). Parlando di “The Visit” e leggendo qualche commento in giro, quasi tutti sembrano concordare: Michael Night è tornato alle origini, affermazione con cui sono anche d’accordo.

Jason Blum bacchettandolo sistematicamente sulle mani e imponendogli un budget di 5 milioni di ex presidenti defunti stampati su carta verde (budget standard per la Blumhouse), ha messo il regista nella condizione di aguzzare l’ingegno, affrontando per la prima volta in carriera il famigerato Found footage. Risultato: dopo due pessimi Flopbuster Michele Notte è tornato alle atmosfere horror degli esordi. Ma pregi e difetti del film sono sempre gli stessi: anche in “The Visit” possiamo trovare passaggi al limite del geniale e momenti di comicità involontaria, anzi, tragicomici e basta.


"Vorresti fare il Rapper da grande eh? A me sembri un pelo troppo ariano...".
Loretta (Kathryn Hahn) si prende una meritata vacanza, decidendo di lasciare i pargoli ai nonni che non vede da tempo e i quali ha ristretto i rapporti dopo un periodo difficile. Motivo per cui i due ragazzi, Rebecca (Olivia DeJonge) aspirante documentarista e Tyler (Ed Oxenbould) aspirante Rapper con fissazioni ossessivo compulsive legate ai germi (icona gigante da lasciare aperta, dopo ripasso…), non hanno mai visto i nonni materni prima d'ora…

Nonna Claire e nonno Mitchell sono in parti uguali amorevoli e bizzarri, parecchio bizzarri, molto bizzarri, facciamo anche troppo, in particolare la nonna risulta piuttosto spaventosa, il suo sonnambulismo inizia come una cosa divertente ed ogni notte diventa sempre più spaventoso. Perché la donna si aggira per casa ringhiante, ghignante e spesso anche armata? I giorni passano e la visita dei due ragazzi diventa sempre più un incubo ad occhi aperti…

Lo sappiamo come funzionano i film di Michael Night, hanno delle premesse spesso lacunose, hanno incipit che somigliano molto a quelli delle barzellette: un cavallo entra in un bar, lo sai che un cavallo non entrerebbe mai in un bar, ma se vuoi arrivare alla battuta finale, è il prezzo da pagare. Qui è la stessa cosa: la premessa iniziale è tanto assurda da far sollevare più di un sopracciglio, con il passare dei minuti molte delle trovate horror della pellicola rischiano di assomigliare troppo ad una barzelletta, nel senso che fanno più ridere (ma anche annoiare bisogna dirlo, la prima mezz’ora di film è una discreta palla a mio avviso…) che vera paura.


"Dura ancora tanto questo film? Giriamo da mezz'ora e ancora non è successo niente...".
Inoltre, per tornare sull’icona lasciata aperta: c’è da sopportare l’orrido rap del gagno malefico. Vi giuro che nella prima parte del film, il biondino si lancerà nelle sue tediose rime un numero esagerato di volte, ho temuto serialmente che il film prendesse la piega di un documentario sugli aspiranti Rapper (bianchi per altro…).

Un disastro, quindi, ennesimo film per cui storpiare il nome di Shya… Vabbè lui... Per sfotterlo? Probabilmente, ma non solo. Il film ha anche dei punti forti notevoli e non sarebbe giusto trascurarli.

Per prima cosa, Michael Night dirige quello che di fatto è un thriller come se fosse un horror, seguendo tutte le regole del genere, qualche volte rispettandole con grande dedizione, in altri momenti infrangendole completamente e, in altri ancora, prendendole beatamente per il culo. Ovviamente, non manca il suo marchio di fabbrica: il Twist che cambia tutto lo scenario, che arriva abbastanza presto nel corso del film, anziché nei minuti finali, a mezz'ora buona dai titoli di coda, cambiando tutta la prospettiva.


"Mangia qualcosa cocco di nonna, sei sciupato...".
Ma il bello di questo Twist è il prima: sfruttando così bene (o malissimo, dopo ne parliamo…) l’atmosfera horror, come spettatori è quasi impossibile non ipotizzare mille mila teorie sullo strano comportamento dei nonni, ma tutte rigorosamente di origine paranormale, quando arriva il Twist bisogna dirlo, è destabilizzante, perché è la risposta più semplice (e inquietante) al problema. A quel punto capisci che l’indiano pazzo per una buona porzione di film ti ha fatto guardare le carte mentre vengono mescolate e non la mano che fa il trucco. Per me questo è il più grosso punto a favore per questa pellicola.

Michele Cavaliere inventa una serie di soluzioni visive che sono possibili soltanto utilizzando la tecnica del found footage, ogni tanto bara, bisogna dirlo, i due ragazzi utilizzano una la telecamera e l’altro una macchina fotografica utilizzata come macchina da presa, il risultato è che in alcune scene, possiamo assistere al campo e controcampo, ovvero il punto di vista dei due ragazzi (e delle loro telecamere), il che fa capire che un lavoro di montaggio c’è stato, ma resta comunque qualcosa che si realizza dopo il colpo di scena, perché prima da spettatori, si è comunque troppo impegnati, un po’ a cercare di risolvere il mistero e un po’, beh a ridere… Questo bisogna dirlo!
Una delle scene migliori è la partita a nascondino sotto il portico della casa: inizia come un gioco e diventa immediatamente una delle più spaventose del film, per poi concludersi, in un modo che non voglio rivelarvi, ma che sicuramente spiazza. Tentativo di Michael Night di decostruire le regole degli Horror.


"Uno, due, tre... Stella!".
Il problema è che, come gli capita spesso, troppo spesso, il regista ogni tanto sbraga malamente ed esattamente come Marky Mark che parla con le piante, alcune scene che dovrebbero essere drammatiche, risultano involontariamente comiche, anzi, comiche e basta, per questo vi rimando allo spassoso commento di Evit di Doppiaggi Italioti, che mi ha fatto ribaltare dalla sedia e con cui mi trovo parecchio d’accordo.

Potrei elencarvi tutti i momenti in cui sono scoppiato platealmente a ridere, anche perché sono tanti e spesso ammazzano la tensione (perché la nonna dovrebbe “ruggire” di fronte alla telecamera?). Vi dico solo che c’è almeno un passaggio in cui non ho potuto non pensare ad un certo pezzo degli Elio e le storie tese, quello su un certo super eroe, non di dico quale per non anticipare niente a chi non avesse ancora visto il film.

Il risultato è che con 5 milioni di budget, Blum e Michael Night ne hanno incassati circa 65 (nei soli Stati uniti), quindi la politica Low cost della Blumhouse Productions ha pagato ancora i suoi dividendi e sì, Michael Night è tornato quello degli esordi, con tutti i PRO (molti) e i tanti CONTRO (moltissimi e tutti da ridere) che lo hanno sempre caratterizzato.

Per un po’ ho creduto che tutti i film di Michele Cavaliere parlassero di fede, forse “The Visit” non si incastra tanto bene in questo filone, alla fine è come “The Village” o “Signs”, ma anche “Lady in the Water”: è un film che va visto, anche solo per farsi una propria idea. La mia è che in giro, un film capace di strapparti qualche brivido ben fatto e parecchie risate involontarie non si trova. Sono giunto alla conclusione che l’indiano non è il prossimo [INSERITE-QUI-NOME-DI-REGISTA-FAMOSO], è semplicemente se stesso, a volte al suo meglio spesso al suo peggio. Se ora Blum decidesse di investire (SACRILEGIO!) qualcosina anche in uno sceneggiatore da affiancargli, non sarebbe male.

Arrivederci Shyamalan
Ci mancherai di brutto
Ed ogni farabutto
Shyamalato resterà…

20 commenti:

  1. Siamo grossomodo allineati. Per me Shallallalapolly sta ritornando, con lentezza, ma ritorna. Un giorno ci regalerà il nuovo "The village".
    No, non avevo pesato al pezzo degli Elii, però ci sta di brutto XD

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Penso anche io che tornerà, sempre con i suoi difetti, però un pò ci spero, ci ha regalato alcuni titoli davvero notevoli ;-) Diciamo che quella scena lì, mi ha fatto subito pensare agli Elii, non potevo non citarli ;-) Cheers!

      Elimina
  2. No ho visto il film ma trovo gustosa la rece: ti tengo l'icona aperta per quando lo vedrò :-P

    RispondiElimina
    Risposte
    1. A tratti, potrebbe anche essere materiale per il Zinefilo, in certi altri momenti è fatto molto bene, insomma, mezze misure al bando ;-) Cheers!

      Elimina
  3. Pensa che a suo tempo io difesi anche The Happening. Poi sono guarita, eh.
    Quello su cui non mi trovi d'accordo è quella "comicità involontaria", che io ho interpretato proprio come voluta e necessaria all'impianto del film e che accentua ancora di più (almeno nel mio caso) la tensione. Ma magari mi sbaglio, eh.
    Torna Michele, torna.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ai tempi per "The Happening" scrissi uno dei miei commenti più idioti di sempre... Come se ne abbia mai scritti di seri ;-) Più probabile che a sbagliarmi sia io, ho letto il commento dalle tue parti e sono anche d'accordo, per me Michele è sempre un pò al limite, sia quando vuole far ridere, che quando vuole commuovere, e ogni tanto le cose gli scappano di mano. Non che sia una novità, succedeva già nei suoi primi film. Nel filmato di "Doppiaggi Italioti" che ho inserito trovi il buon Michele che parla di come il film sia cambiato in fase di montaggio. In ogni caso, spero anche io che torni, i suoi film dividono ma sono sempre da vedere... Tranne "L'ultimo dominatore dell'aria" quello era inguardabile ;-) Cheers!

      Elimina
  4. Mi è apparso troppo come una supercazzola.
    Non so davvero come considerarlo...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ti capisco, personalmente non saprei a chi consigliarlo, forse ad amanti dell'Horror con gran senso dell'umorismo, non so proprio a chi potrebbe piacere questo film, ma sta incassando quindi forse ha avuto ragione lui ;-) Cheers!

      Elimina
  5. Ti dirò che bambino rapper a parte, a me il film è piaciuto.
    Certo, non è originalissimo, ma Shalaecc.ecc. sta rinsavendo.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Anche a me è piaciuto, mini-rapper a parte, il colpo di scene è spiazzante e anche abastanza angoscioso, ha alcune scene girate molto bene, il problema è che altre sono (troppo) involontariamente comiche, in ogni caso la cura Blum gli ha fatto bene ;-) Cheers!

      Elimina
  6. Ora, al di là che possa piacere o meno, la cosa più divertente è leggere di gente che lo difende a gran voce, dicendo di apprezzare la scelta stilistica del regista etc etc... come se fosse un film concepito così come lo vediamo su schermo! Quando poi leggi l'intervista riportata all'interno del mio video (che hai gentilmente linkato nel tuo articolo) dove Shyamalan stesso ammette che praticamente non sapeva nemmeno che pesci pigliare quando è andato a montarlo, ti rendi conto del motivo di quell'accozzaglia di generi tra comico, thriller, etc in cui la commedia taglia i piedi alle uniche scene di tensione che avevano tutte le carte per funzionare alla grande.

    E parla uno a cui è piaciuto sia The Village che Lady in The Water, quindi non è che detesti il regista a prescindere. Questo The Visit per me ricade tra i suoi più ridicoli che rivedrei solo per il fattore commedia. Sempre meglio però dei suoi più noiosi (Unbreakable e After Earth vengono alla mente).

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Il video parla chiaro in tal senso, hai proprio ragione, molte delle scene di tensione (che comunque ci sono e funzionano) perdono il loro effetto. Anche io ho difeso il buon Michele a lungo, Unbreakable è lentissimo, ma aveva dei numeri, mentre After Earth era proprio indifendibile ;-) Cheers!

      Elimina
  7. Magnifica l'apertura della recensione. :-D
    Il film, a me, è piaciuto alquanto. Tecnica vecchia come il cucco, Shyamalan bollito, però è una bella favola nera - io ho pensato pure a Mamma ho perso l'aereo, a tratti - e la morale di fondo mi ha anche intenerito. Il bimbo odioso sì, ma per me è anche colpa del doppiaggio.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ti ringrazio ;-) Il colpo di scena funziona é talmente semplice da spiazzare, il paragone con mamma ho perso l'aereo ha cittadinanza ;-) Ti assicuro che anche in originale il biondino é odioso ;-) Cheers!

      Elimina
  8. Ti dirò, io devo essere uno dei pochi che ha apprezzato "E venne il giorno", soprattutto la prima parte, mentre questo film non saprei bene come giudicarlo, perché se è Shyamalan cerca di fare del suo meglio con quello che ha a disposizione, poi le scene di maggior tensione vengono smorzate da un'involontaria comicità...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Il soggetto di "E venne il giorno" era fighissimo, la comicità involontaria ha sempre un po' azzoppano il nostro Michael Night ;-) Cheers!

      Elimina
  9. Per me Michele Notte non è tornato, perché non è mai arrivato.
    Tutti a dire che all' inizio era un grande regista, ma per me è sempre stato un incapace da subito , con le sue sceneggiature ridicole e piene di buchi,e le sue velleità autoriali , vedi "il sesto senso ".
    Cristo, ma come si può credere al twisti finale di Bruce Willis che scopre di essere un fantasma ?
    Ma non si accorgeva, per anni, che nessuno gli rivolgeva la parola ?
    E come apriva le porte ?
    Come faceva poi per i vestiti e il cibo ?
    Ci sono anche cibo e abiti per i fantasmi ?
    E pagare le bollette in posta ?
    Girare in auto ?
    Andare al bagno ?
    Insomma tutte quelle attività quotidiane che facciamo tutti e che di certo non fa un fantasma ?
    Possibile non capisse che c'era qualcosa che non tornasse ?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Michael Knight ha sempre scritto, pensando all'effetto finale, non si fa così, perché ti perdi per strada la logica, sulla questione fantasma si fantasma no (fantasma bamme! cit.) penso che vivesse dei momenti di vita, nel film si vede, non dico chiaramente ma quasi, che il personaggio passa da una scena all'altra senza soluzione di continuità, non si è mai posto il problema, perché gli sembrava tutto normale. Detto questo, i film scritti bene sono altri, però un po' per atmosfera un po' per idee, i suoi primi film non mi dispiacevano, certo, erano tutte coperte corte (molto corte!) che si sono rivelate cortissime un giorno, anzi, "E venne il giorno", mamma mia che porcata quello :-P Cheers

      Elimina
  10. Che poi come regista in sè è bravo :sa i tempi giusti, ha un certo talento visivo, ma le sceneggiature le lasci scrivere ad altri, perché lui è davvero incapace.
    Questo "the visit " è già carino perché non ha le menate ambiziose tipiche del regista : ci sono momenti terrorizzanti ( il già citato nascondino, ma anche quando la ragazze viene chiusa in camera con la nonna pazza ), ma francamente se io ero uno dei due bimbi ero già scappato al secondo giorno, altro che stare la o addirittura aprire la porta per vedere nonna sonnambula.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Un po’ il problema di tanto film di Shamapensylvanya, i personaggi fanno cose contro la logica, ma perché avrebbe bisogno di uno sceneggiatore, o almeno uno a supportarlo nella scrittura, Jason Blum come produttore almeno lo limita un po’ tenendogli il guinzaglio corto, il che per uno come lui aiuta ;-) Cheers

      Elimina