Nell’indecisione
tipica che intercorre tra la conclusione di una serie e l’inizio della
prossima da guardare, ho deciso di prendermi una pausa dal mondo e riguardarmi
Spaced. Quale occasione migliore per parlare della vostra prossima serie
preferita?
Io immagino
che le cose siano andate più o meno così: da qualche parte in Inghilterra, in
particolare a casa di Simon Pegg, dopo una partita alla Play, due cannette e
svariate birrette, Pegg e soci decidono di fare una serie tv. Il risultato
arriva nelle tv inglesi nel 1999, due stagioni da 7 episodi ciascuno, 22 minuti
circa ad episodio, se la conoscete la amate, se ancora non l’avete vista, spero
che dopo queste righe correrete a cercarla.
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"Tranquillo, fai ancora in tempo a recuperarla" |
Tim Bisley
(Simon Pegg) è un aspirante disegnatore di fumetti ossigenato che si è appena
mollato (male) con la tipa. Daisy Steiner (Jessica Stevenson) da grande
vorrebbe fare la scrittrice, ma fatica a concentrarsi quando si trova di fronte
alla macchina da scrivere. I due si incontrano per caso, entrambi alla ricerca
di un appartamento in cui vivere, ne trovano uno perfetto, ma l’annuncio
riporta che è disponibile solo per coppie, quindi fanno l’unica cosa sensata
quando cerchi disperatamente casa e trovi quella giusta: si fingono una coppia e diventano inquilini
di Marsha (Julia Deakin con un accento esageratissimo).
Il miglior
amico di Tim si chiama Mike (Nick Frost) un baffuto fanatico delle armi, amico
d’infanzia di Tim dai tempi di quella volta, seduti entrambi sul ramo
dell’albero… Tranquilli vedrete questa scena tormentone 40 volte durante la
serie!
A questo
aggiungete Brian (Mark Heap) il vicino di casa artista concettuale che dipinge,
rabbia, dolore e paura (altra gag che vedrete spesso) e la migliore amica di
Daisy, la fashion victim Twist. Ora lo scenario è completo. Ah no! Manca ancora
un nome importante: tutti gli episodi sono diretti da Edgar Wright, ho la
vostra attenzione adesso?
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"Si certo ti stiamo ascoltando attentamente" |
“Spaced” è
stata la palestra dove il trio Pegg/Frost/Wright hanno allenato i muscoli in
vista della loro “Trilogia del Cornetto” con cui hanno devastato il pianeta
(letteralmente!), ma la prima cosa che colpisce di questa serie è la grandissima
capacità di farti immedesimare con i protagonisti.
Onestamente mi
sono rivisto un po’ nell’aspirante fumettista nerd Tim, fanatico di fumetti,
che piange guardando la trilogia di Guerre Stellari. Vi dirò solo che il primo
episodio della seconda stagione in pratica è la metabolizzazione del lutto di
un fan di “Star Wars” dopo aver visto “Episodio I”, sono dolori che solo un
vero appassionato può capire!
In questa
serie è possibile trovare tutti i semi che sono poi germogliati nei film di
Edgard Wright. Tim ossessionato dagli zombie di “Resident Evil” fa le prove
generali per “Shaun of the Dead”, oppure il litigio tra Daisy e Tim, montato in
parallelo con le scene di “Tekken 3” non è altro che l’allenamento per il
futuro “Scott Pilgrim VS The World”.
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Una cosa così più o meno |
Ma una delle
mie scene preferite in assoluto si trova nella seconda stagione: ad
un certo punto dell’episodio, i protagonisti nel soggiorno di casa, iniziano ad
inscenare una sparatoria, usando le dita delle mani a mo’ di pistole, la cosa
va avanti per un po’, tra bombe a mano immaginarie lanciate, colpi di fucile a
pompa, il tutto, mimando i rumori degli spari con la bocca e come se no?
Questa singola
scena non solo è la base su cui poi è nato “Hot Fuzz”, ma dimostra un grande
amore e conoscenza per il genere action e non solo, perché i ragazzi in questa
serie, citano in continuazione film. Divertitevi a riconoscere tutti i rimandi,
la seconda stagione da questo punto di vista è un continuo bombardamento di
citazioni Pop: si va da Robocop al Silenzio degli Innocenti, passando per
Star Wars e Matrix (a questo proposito non perdetevi il cameo di Mark Gatiss,
veramente spassoso!).
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Giusto per darvi un idea delle citazioni in questa serie |
Questo trio di
amici (anzi un quartetto, perché Jessica Stevenson è autrice di quasi tutti gli
episodi) ha un enorme talento: quello di riuscire a rielaborare la nostra
memoria collettiva, inserendola nelle loro opere, filtrandola attraverso la
loro ironia, ma allo stesso tempo, parlando moltissimo di noi… Non male per una
serie comica.
Una delle
tante cose belle di “Spaced” è la possibilità di essere apprezzato a tutte le
età: sì perché i protagonisti carichi di sogni adolescenziali, piano piano
crescono verso l’età adulta (che poi è il tema principale di “La fine del
Mondo”). Non vorrei scomodare titoli come “Il grande freddo”, però in questa
serie ritroverete un po’ di voi stessi: gli amici, le birrette, l’amore, la casa,
il cane (Colin, andrete pazzi per lui, poco ma sicuro). Questa serie sa parlare
in maniera schietta e diretta al suo pubblico, provate a guardarla e a tener
conto del numero delle volte in cui vi paragonerete ai personaggi, vi
ritroverete a dire: “Guarda quello fa come me” un numero impressionante di
volte. Ecco, benvenuti nella vostra prossima serie Tv preferita!
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Ho visto la luce!! |
Ora, non
vorrei averla messa giù troppo dura, perdendo di vista il merito principale di
“Spaced”: fa ridere, ma veramente ridere, ridere forte, strapiena di trovate
visive e di sceneggiature geniali che vi ritroverete a citare negli anni,
provare per credere.
Se non l’avete
mai vista, ora sapete cosa fare. Nella remota possibilità che voi l’abbiate vista
e non vi fosse piaciuta, sappiate che non vi conosco e non vi voglio
conoscere! Via via circolare, vado a prendermi un Cornetto…
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