“Bessonate” il termine (semi) tecnico con cui possiamo etichettare molti Action movie, quasi tutti usciti per la Europacorp. A loro modo questi film hanno un'unità di intenti che potremmo riassumere con Luc Besson che afferma: "Vorrei tanto dirigere io questo film, ma non ho voglia e tempo perché devo fare il prossimo film sui “Minimei”, quindi scelgo anonimi registi tamarri dai nomi buffi per fare film fotocopia".
La
particolarità principale del primo film della serie, era sicuramente la
presenza di un attore atipico per questo genere: Liam Neeson.
L'Irlandese da combattimento, una di quelle facce che mi fa piacere ritrovare in un film,
dai tempi di quel capolavorone che era “Darkman” (magari un giorno ne
parliamo…), si è riscoperto adatto a ruoli differenti rispetto al solito. Ditemi cosa volete, ma penso che lo spilungone si sia buttato anima e corpo nel
lavoro, anche per superare la prematura morte della moglie Natasha Richardson
(se non l’avete già fatto, andate di corsa a recuperare “The Grey”, per quanto
mi riguarda, giustifico il cambio di registro delle piccole scelte da Neeson
anche solo per aver regalato al mondo quel filmone).
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Nessun Call Center chiama a casa Neeson all'ora di cena |
Ecco, “Taken”
purtroppo non ha mai potuto contare su chissà quali letture di secondo livello,
è sempre stato una cafonata d’azione, molto bacchettona nei contenuti e talmente
scema da non rischiare di passare (troppo) per film fascista. Il sequel è
riuscito a mandare a rotoli quel poco di buono che era possibile trovare nel
primo film. Di “Taken 2” ricordo molto bene solo la scena delle bombe a mano:
Liam Neeson suggerisce alla figlia di far esplodere delle bombe a mano nel
centro di Istanbul, in modo che lui possa trovarla, basandosi sul rumore delle
esplosioni, che poi sarebbe come dire: vai ad un concerto con un tuo amico, vi
separate… Inizia il lancio di granate a casaccio, così possiamo capire quanto
lontano dal palco ci troviamo…
Malgrado
granate e Bessonate, l’action movie occidentale ha trovato un nuovo filone nel quale attori non proprio di primo pelo, si riscoprono eroi dell’azione. Se ad Oriente
l’Action diventa sempre più pericoloso e ipercinetico (ogni riferimento a “The
Raid” è puramente voluto), l’Occidente si affida all’immobilismo dei propri
attori: Keanu Reeves diventa il monolitico protettore dei cagnolini noto come John Wick. Liam Neeson sconfigge il male minacciando i terroristi di turno
usando solo il telefono, ma l’apice è l’ottimo “The Equalizer”, in cui l’azione
e la violenza del vendicatore Denzel Washington avviene quasi sempre
off-screen.
“Taken 3” non
inventa nulla di nuovo, si incastra perfettamente in questo filone. Il film
nato per essere l’ultimo della serie (visto l’andamento della qualità speriamo
che lo sia davvero), fa tutte le scelte facili. Come a dire, ok noi il
film lo facciamo, ma con il minimo della fatica.
Se i primi due
capitoli almeno tentavano di sembrare Action all’Americana, ambientati fuori
dagli Stati Uniti (Parigi nel primo capitolo e la Turchia nel secondo) qui la
storia va in scena a Los Angeles, in modo che Liam Neeson dopo la scene possa
tornare a casina sua in bus.
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"Lo faccio per te, questo film è così brutto che è meglio che tu non lo veda" |
Alla regia ritroviamo Oliver Megaton (vi giuro, si chiama davvero così!), regista cagnaccio innamorato delle stesse tre inquadrature utilizzate a ripetizione: montaggi di campi e controcampi tanto frenetici da costringervi ad utilizzare il Travelgum per tenere a bada la nausea, una capacità innata di incasinare anche le scene base dell’Action (due tipi che si menano) dandoci dentro con primi piani a capocchia e colonna sonora sparata fortissima.
Sapete qual è il marchio di fabbrica di Oliver Megaton? La panoramiche sulle città: dopo Parigi e Istanbul, è la volta della città degli angeli. Dovesse uscire dalle grazie di Luc Besson, ha un futuro garantito come regista di documentari della Lonely Planet. Anzi, in questo film in particolare, la regia di Megaton, risulta ancora più laccata del solito, evidentemente la vicinanza con Hollywood gli ha fatto male.
Sapete qual è il marchio di fabbrica di Oliver Megaton? La panoramiche sulle città: dopo Parigi e Istanbul, è la volta della città degli angeli. Dovesse uscire dalle grazie di Luc Besson, ha un futuro garantito come regista di documentari della Lonely Planet. Anzi, in questo film in particolare, la regia di Megaton, risulta ancora più laccata del solito, evidentemente la vicinanza con Hollywood gli ha fatto male.
Quindi,
ricapitolando, un parente e caso preso di mira scatena la vendetta del
monolitico Liam Neeson. Applicato allo schema ormai classico di “Taken”, c’è
l’atmosfera da ultimo giorno di scuola, di quelli che sanno che tanto non ci
sarà un “Taken 4” quindi facciamolo, ma con il minimo dello sbattimento, con
l’ausilio dell’elenco puntato, vado a spiegare, seguono moderati SPOILER, ma se
avete visto i primi film della serie difficilmente resterete stupiti:
Chi viene
rapito questa volta?
Sorpresa…
Nessuno!
Si perché era
troppo difficile mettere su un'altra scena di rapimento, quindi questa volta,
facciamo che far fuori direttamente la ex moglie del protagonista: Famke Janssen,
compare due minuti, incassa l’assegno, ci dà il pretesto per far cominciare l’azione,
e lascia il set.
Il film lancia
messaggi bacchettoni?
La tradizione
di “Taken” è rispettata in pieno. Il primo film era un inno alla verginità
femminile da proteggere (se necessario con le armi), il secondo una velata critica
all’indipendenza femminile (divorzi da tuo marito? Fai pure, ma stai sicura che
ti fidanzerai con qualcuno di ancora più stronzo).
Questo terzo
capitolo non è da meno: l’ex moglie, Famke Janssen, fa in tempo a dare un bacino
a Liam Neeson, per poi essere ammazzata da quel manigoldo del suo attuale
fidanzato. In compenso, la figlia ribelle scopre di essere incinta, papà Liam
la salverà lo stesso, ma le cose tra loro saranno appianate solo quando la
bionda figliola dichiarerà al padre la volontà di sposarsi e di dare alla
bambina il nome delle madre defunta. Ovviamente nessuno si pone il minimo
problema sul fatto che il nascituro potrebbe essere un maschio. Vi ho
raccontato troppi dettagli della trama? Tranquilli, c’è il punto successivo…
Il film si fa
prendere dal complesso “Non avrò una trama troppo stringata”?
Assolutamente!
Besson ha il complesso di dover risultare autoriale a tutti i costi (si è visto
con quella porcheria di “Lucy”), quindi a metà film incasina la storia,
cercando di farci provare empatia per il cattivo, il tutto per introdurre nuovi
personaggi, ancora più cattivi di lui. Certo, mi sembra ovvio che lo spettatore
sentirà stringersi il cuore di fronte ad un miliardario che ha truffato il
sistema al fine di guadagnare ancora più soldi. Per fortuna ci pensa Besson a proteggere
la categoria.
I cattivi sono
clichè di terroristi appartenenti ad una minoranza etnica?
“That’s a
Bingo!” (CIT.)
Russi
tatuatissimi, votati alla morte, incuranti di tutto e tutti, anche di
affrontare una sparatoria in mutande. Per altro, l’attore scelto come sicario
Russo, è uguale identico al mio ex professore di Diritto, però con AK47 e slip
bianco. Un immagine davvero disturbante…
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"Dammi la pistola!", "Si ma tu rimettiti i pantaloni" |
La polizia
cerca di ostacolare il protagonista?
Ovvio che sì,
pensate che Liam Neeson (al telefono off course) dice al detective di turno che
solo lui può risolvere il caso: non mettetevi in mezzo! Il poliziotto in
questione è un altro cinquantenne sempre pronto ad un ruolo facile e con trascorsi
in film impegnati: Forest Whitaker, uno che riesce nell’impresa di essere
ancora più monolitico di Liam Neeson, a sua volta improbabile eroe d’azione in
quel capolavoro di “Ghost Dog”, film che consiglio a tutti DOPO aver visto
“Taken 3”, giusto per fare pace con il cinema.
In compenso
tra Neeson e Whitaker finisce tutto a tarallucci e vino, il detective gli dice
una cosa tipo: "Dovrei sbatterti in galera per aver violato il nostro database,
ma chiuderò un occhio." (vi giuro che il dialogo è davvero così!).
Liam Neeson telefona a qualcuno?
Sembra quasi di vedere quella vecchia pubblicità delle Telecom con Massimo Lopez, Liam è SEMPRE al telefono e fa quasi tutto con il cellulare, compreso inviare informazioni copiate dal database della polizia alla velocità della luce, altroché voi dilettanti che state sempre a lamentarvi quando non funziona WhatsApp!
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"No non disturbi, sto solo ammazzando due tipi dimmi pure..." |
Il
protagonista fa tutto da solo?
Non proprio, siccome
la filosofia della pellicola è “Facciamo tutto, ma nel modo più comodo e veloce
possibile”, il protagonista viene aiutato da una banda di ex colleghi Hacker,
che vivono in una base segreta che si trova tipo ehm… Nelle fogne. Ogni svolta
di trama è risolta con un Mambo Jumbo informatico che apre tutte le porte e
rintraccia tutte le telefonate.
Nel film
troviamo il momento padre-figlia?
Eh come no? A
metà film, nel mezzo della fuga, Liam e sua figlia “Shannon di LOST” si trovano
nel bagno dell’università (ehm…) lei gli confessa di essere incinta e lui?
Sviene seduto sul cesso.
Poi siccome è
un duro dice che è per via di un calo di zuccheri (giuro, voi non mi credete ma
i dialoghi sono DAVVERO così!) e lei gli dà un pezzo di cioccolato, vi rendete
conto, il cioccolato!!! Che teneri…
Il regista vuole
essere preso sul serio?
Terribilmente! Tra una scena montata freneticamente e l’altra, Oliver Megaton cerca di fare il
grosso dirigendo una scena di inseguimento in autostrada con un container che
si ribalta su se stesso 473 volte, il tutto in pessima CG.
Cosa mi dici
del PG-13?
Il PG-13 è
l’unico avversario che nemmeno Liam “Telecom” Neeson riesce a far fuori.
Le poche scene
di lotta che vedono protagonista Neeson (non proprio un campione del mondo di
fluidità nei movimenti) staccano scientificamente un secondo prima che il pugno
colpisca l’avversario. Ma la scena in cui il PG-13 impone la sua esistenza è
lo scontro con il russo, senza entrare in ulteriori dettagli: un personaggio si
becca una revolverata in piena faccia a bruciapelo, ovviamente lo sparo avviene
off-screen, vediamo solo il cadavere a terra, senza nemmeno una singola goccia
di sangue. Così le associazioni dei genitori sono felici.
Quindi alla
fine i buoni vincono?
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Grazie al PG-13 vedrete solo questo, i vostri bambini vi ringrazieranno |
Si certo,
tutto finisce come da programma: con Megaton che si spara l’ultima panoramica
dall’alto su una banchina di Los Angeles e se per caso scopro che era un
tentativo di citare le inquadrature finali dei film di “Dirty Harry”, a mettere
mano alla pistola (e al cellulare) sarò io questa volta.
Conclusione
finale:
Spero davvero che come hanno ampiamente annunciato, questo sarà
l’ultimo film della serie, anche perché dopo questa pellicola, non so quanti
avranno voglia di vedere “Taken 4 - Mi hanno rapito la nonna”, o “Taken 5
- Liberate il mio giornalaio”.
Il mondo è bello perché è vario...e fortunatamente io "vario" molto da chi ha scritto questo articolo. Non mi stupisco affatto dell'impressionante quantità di commenti.
RispondiEliminaL’ho scritto io, ciaaaaaao ;-) Non mi sembra proprio il migliore della serie Taken, e nemmeno uno dei più riusciti del vecchio Liam, in ogni caso come potrai controllare, in questo Blog ci sono anche altri commenti ai film dell’Irlandese, quindi se hai voglia di leggerli potrai vedere che non sei il solo a “variare”, grazie per il commento ;-) Cheers!
EliminaAh, ah, ah! La scena del montaggio del film è troppo forte! Come questa saga sia riuscita ad avere il pg-13 grazie a qualche stacco di montaggio rimane un mistero! Almeno ci ha lasciato l’ icona di LN al telefono! XD In quel periodo l’ action-thriller americano stava così messo male che c’ è voluto Besson! Incredibile! Peccato che abbia dovuto cedere la sua casa di produzione dopo aver fatto il passo più lungo della gamba!
RispondiEliminaBesson ama vivere pericolosamente, persino Liam Neeson ha capito che il vento è cambiato, ma per un po’ è stato ancora una volta (dopo “Darkman”) uno di noi ;-) Cheers
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